Marino: “Dopo i Rolling Stones, al Circo Massimo i Coldplay”

di Emma Zampella

 Dopo i Rolling Stone, ecco che Ignazio Marino lancia la provocazione e alle polemiche risponde incalzando: “Personalmente mi piacerebbe molto portare a Roma i Coldplay e avere un evento della stessa dimensione l’anno prossimo”.

A deciderlo il sindaco della capitale, Ignazio Marino,all’indomani del concerto di Mick Jagger e soci al Circo Massimo. Gli artisti che potrebbero esibirsi nella stessa cornice “sono certamente tantissimi”, ha precisato poi Marino, assicurando che la scelta verrà fatta in accordo con “il nuovo assessore alla Cultura che avremo fra poche settimane, dopo l’approvazione del bilancio”.

“Mi piacerebbe che fosse di sesso femminile – ha ammesso Marino – anche per mantenere la quota del 50% di donne all’interno della Giunta”. Bando alle polemiche, per il primo cittadino, quello di domenica sera non è stato un concerto, ma un vero proprio “evento che passerà alla storia, all’interno di un’area archeologica straordinaria. Roma ha vinto la competizione con altre grandi capitali europee che si erano candidate ad ospitare e ha saputo organizzare l’evento nel migliore dei modi. Rifarei assolutamente un concerto così: mi piacerebbe molto portare a Roma i Coldplay, avere un evento della stessa dimensione l’anno prossimo”.

E per placare l’ira dei cittadini attenti all’ambiente e al benessere della città, Marino precisa: “L’area è stata completamente pulita da tutti i rifiuti lasciati dai 72mila spettatori. In ogni grande evento con tante persone – ha proseguito Marino – è normale, anche se non auspicabile, che si lascino dei rifiuti per terra. Per la santificazione dei due Papi solo in Via della Conciliazione erano stati abbandonati talmente tanti giornali che abbiamo raccolto solo 100 tonnellate di rifiuti. Ieri sera mezz’ora dopo la fine del concerto tutte le vie di deflusso erano aperte e oggi l’area è pulita. Non c’è stato un solo elemento di preoccupazione. Dobbiamo cercare di investire in questi eventi culturali: se avessimo un evento culturali da 25 milioni di euro di indotto a settimana sarebbero all’anno 1,2 miliardi di entrate per Roma”.

Polemiche a parte, l’attenzione è stata tutta per la band che ha incantato il pubblico romano. Uno show che studiato nei minimi dettagli è durato due ore esatte. Due giri di orologio contraddistinti da musica, esibizionismo, protagonismo e adrenalina. Jagger che sculetta meglio di come abbia mai fatto da quando ha sviluppato la sua tecnica inimitabile, Keith con indosso quelle proverbiali e inspiegabili giacche da high school a inizio concerto e soprattutto tanta, tanta sostanza. I quattro potrebbero certamente mandare in scena uno spettacolo autocompiaciuto e referenziale, ma quando mai. Il tempo si è fermato e “partecipare alla storia” non si limita ad essere la frase di maniera, buona per il titolo di giornale. La scaletta è vincolata dai successi. Tutto quello che possono fare è rimescolarne l’ordine.

L’inerzia delgigviene condotta e tenuta a bada in modo esemplare, perché dopo un inizio aggressivo con“It’s only rock ‘n roll (but I like it)”attendi un calo di tensione fisiologico, che invece non c’è mai, perché quando non suonano stanno sulla scena e la tengono, tra Keith Richards che fuma una canna sul palco, apprezzandola al microfono, Woods che allarga le braccia, come suo tipico, producendo il moto oscillatorio di apertura alare alle spalle di Mick Jagger, il quale a un certo punto non sa più cosa togliersi di dosso senza rimanere a petto nudo. Non c’è tempo di decantazione perché il tris di pezzi centrale ti fa immergere nella performance ma mette subito, improvvisamente, davanti alla consapevolezza che si stia avviando alla fine: i venti minuti micidiali diMidnight Rambler, Miss YoueGimm Sheltersono, per qualità di esecuzione ed energia profusa la sintesi di cinquant’anni di storia, a cavallo tra r&b, rock ‘n roll e country.

Il concerto dei Rolling Stones è disarmante: la loro storia cinquantenaria, la media d’età del gruppo e tutta l’aneddotica che li rende Stones possono solo amplificare una valutazione già scritta. Questa è gente che, dopo 50 anni, suona con l’impeto apparentemente reale di chi lo stia facendo per la prima volta.

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