Elezioni Siria, Assad verso trionfo. Usa: “Vergogna”

di Redazione

 Damasco. Si sono chiusi i seggi delle elezioni presidenziali in Siria dopo una proroga durata fino alla mezzanotte di martedì 3 giugno (le 23 in Italia).

I risultati saranno annunciati giovedì 5, secondo quanto riferito da una fonte vicina al regime del presidente Bashar al Assad che si avvia verso una rielezione praticamente certa per un terzo mandato di 7 anni.

L’uomo forte siriano, al potere dal 2000, ha voluto le elezioni nonostante il Paese sia dilaniato da una sanguinosa guerra civile che in tre anni ha provocato più di 162 mila morti e 9 milioni di sfollati di cui 3 sono profughi.

Bashar el-Assad è sicuro di vincere nel confronto con due candidati pressocché sconosciuti: Maher al-Hajjar, un deputato dell’opposizione tollerata da Damasco, e Hassan al-Nuri, un ex ministro per la pubblica amministrazione che ha perfino dichiarato di non sentirsi in competizione con Assad.

Alle urne sono stati chiamati quasi 16 milioni di elettori, ma le elezioni sono state liquidate come una “farsa” dalle opposizioni. A garantire la regolarità del voto sono intervenuti gli osservatori dei paesi amici del regime: Iran, Uganda, Mozambico, Bolivia, Filippine, Venezuela e Tagikistan.

Le forze di Assad, sostenute dagli alleati, tra cui il governo di Teheran ed Hezbollah, controllano la Siria centrale, mentre i ribelli e i jihadisti arrivati anche dall’estero hanno preso il dominio di vaste aree nel nord e nel settore orientale.

In attesa dei risultati, intanto, è arrivata la dura reazione degli Stati Uniti, che tramite la portavoce del Dipartimento di stato americano Marie Harf, giudicano le elezioni “una vergogna”.

Assad, dice Harf, è un “brutale dittatore”, che “non ha più credibilità oggi di quanta ne avesse ieri”. Quanto al regime di Damasco, aggiunge, ha “intenzionalmente negato a milioni di siriani il diritto di voto e continua a massacrare quell’elettorato che sostiene di voler rappresentare e difendere”. Gli Stati Uniti hanno definito le elezioni messe in scena dal regime come “distaccate dalla realtà e prive di partecipazione politica”.

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