Premio Sepe 2014, il cardinale: “Senza lavoro non c’è vita”

di Emma Zampella

 Carinaro. “Voglio manifestare la mia gratitudine e la mia stima per questa scuola di Carinaro, dove sono stato alunno. E credo che, ricordando le mie origini, non potevo esimermi dal farlo, poiché questo istituto mi ha dato le prime nozioni e certamente mi ha formato”.

È con queste parole che il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, saluta i ragazzi dell’istituto comprensivo di Carinaro, in occasione della premiazione del concorso scolastico a lui intitolato: il “Premio Sepe”, giunto alla tredicesima edizione, che ha visto trionfare Paolo Bracciano della Terza B, seguito da Giovanni Fedele della Terza C ed Emanuela Picone della Terza B.

Entusiasmo e viva partecipazione sono le chiavi di lettura dell’ormai tradizionale appuntamento che, ogni anno, vede il porporato tornare nella sua terra d’origine. “E’ un incontro annuale – continua Sepe – per far capire che dove ci sono delle positività, delle potenzialità, queste devono essere messe in luce, devono emergere e costituire un’occasione per gli altri a dover fare bene, come chi si impegna nella scuola”.

Un messaggio di coraggio e speranza che il cardinale rivolge ai ragazzi, ma che estende a tutti i suoi concittadini, sottolineando il suo personale rammarico di non poter vivere, quotidianamente, nella comunità dove è cresciuto. “Purtroppo questa è una delle poche occasioni in cui posso tornare a Carinaro, ma sono felice di farlo. E qua mi sento a casa mia”.

E come in una vera casa, in una vera famiglia, Crescenzio, da buon padre, non dimentica mai i suoi figli, prendendo a cuore le loro preoccupazioni e cercando, laddove possibile, di alleviarle con il suo proverbiale “che ‘a Maronna t’accumpagna”. Li saluta, li abbraccia, li benedice, senza far mancare dei simpatici siparietti, come la “tirata d’orecchie” fatta ad un fedele. Ma soprattutto elargisce preziosi consigli.

È ai genitori che in particolare si rivolge: “Voi fate di tutto e più di tutto per i vostri figli. Vorreste, magari, lascargli un palazzo d’oro, una macchina d’argento, insomma, che cosa uno non farebbe per i propri figli. E magari fate bene a pensarlo e a sognarlo. Però la verità è quando date ai vostri figli l’educazione e la formazione ad essere dei buoni cittadini e dei bravi cristiani. Questo è il vero valore, è il vero tesoro. Non c’è cosa più preziosa ed importante che possiate donare”.

Lancia, poi, un monito a chi deve investire sui giovani e quindi sulle potenzialità del territorio, ossia all’amministrazione comunale: “Devono creare posti di lavoro. Laddove non c’è lavoro non c’è neanche la vita. Il lavoro è il problema dei problemi, è il problema principale. E se si vuol fare bene agli altri, alla gente, bisogna creare tutte quelle possibilità per dare fiducia a questi nostri giovani”.

Il suo messaggio di augurio per Carinaro “è un messaggio di bene, di speranza e di benedizione. Perché il paese certamente si è sviluppato. – dice il cardinale – Ha raggiunto bei traguardi, e deve continuare a migliorare sempre di più, con la buona volontà e facendoci sempre dirigere da quella stella polare che è il bene della comunità, che è il bene di tutti, il bene comune”.

Un amore, il suo, per Carinaro che gli è stato sempre ricambiato dalla comunità. Come testimonia la stola donatagli dal dirigente scolastico, Ernesto Natale, e dal sindaco, Annamaria Dell’Aprovitola, insieme al baby sindaco, Antonio Barbato. Un gesto di fratellanza, gratitudine e ammirazione. “Domenica indosserò questa stola per il Pontificale nella cattedrale di Napoli”, commenta, emozionato, il cardinale, che a sua volta regala alle autorità e ai vincitori del premio un Rosario di San Gennaro. “Non ne ho portati molti con me” dice, tra gli applausi, alla folta platea. Ma, ruotando l’indice, lascia capire che “la prossima volta” ne avrà per tutti.

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