Napoli, a 12 anni vive attaccato al cuore artificiale

di Redazione

 Napoli. “Voglio che lo sappiano tutti, voglio che si sappia come si vive con un cuore artificiale, che si capisca l’importanza di donare gli organi”.

Così Massimo, 12 anni, da una stanza dell’ospedale Monaldi di Napoli, lancia un appello a non essere indifferenti e domani, in occasione della “Giornata nazionale della donazione degli organi e dei tessuti”, scende idealmente in piazza con il suo cuore artificiale. Avrebbe voluto farlo per davvero ma difficoltà organizzative e tecniche glielo hanno impedito. Ma non c’è problema, la sua idea non cambia: “Avrei voluto essere testimonial di una condizione: oggi non si sa cosa significa donare, non si sa neppure come farlo, c’è tanta ignoranza”.

Ricoverato da 5 mesi nel reparto di Cardiochirurgia pediatrica diretto da Giuseppe Caianiello attende un cuore vero e cerca di fare una vita normale con i suoi genitori, Dafne e Stefano. Il suo angelo custode si chiama Andrea Petraio, giovane cardiochirurgo che lo segue da vicino. E all’amico che pensava al suicidio perchè la ragazza lo aveva lasciato ha detto: “Vieni un po’ a trovarmi prima e, in ogni caso, se proprio vuoi farla finita, ucciditi in modo da preservare gli organi, il cuore innanzitutto”. L’amico ha cambiato idea, è andato a fargli visita, ha cambiato la gerarchia dei suoi valori.

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