Ragazza “crocifissa”, confessa l’assassino

di Antonio Taglialatela

 Firenze. Riccardo Viti, idraulico di 55 anni, è stato arrestato all’alba di venerdì dalla polizia. E’ lui, secondo gli inquirenti, il killer di Andreea Cristina Zamfir, la 26enne prostituta romena, seviziata e “crocifissa” ad una sbarra sotto un viadotto dell’autostrada A1.

Gli agenti lo hanno catturato nella sua casa di via Locchi, zona Careggi, alla periferia di Firenze. La sua identificazione è avvenuta grazie alla testimonianza di diverse prostitute, della somiglianza con l’identikit realizzato dalla squadra mobile e dai carabinieri e, forse, al confronto del Dna. All’interno della sua abitazione sarebbero stato trovato dello scotch con la sigla dell’Asl, uguale a quello con cui l’assassino ha legato i polsi della ragazza rumena ad una sbarra spartitraffico lungo una strada di periferia tra Firenze e Scandicci, sul territorio della frazione di Ugnano. Nastro adesivo sottratto dai magazzini dell’ospedale di Careggi, distante pochi minuti a piedi dalla casa del sospettato.

A Viti gli investigatori sono arrivati anche ricostruendo, attraverso le registrazioni delle videocamere di sicurezza situate lungo il tragitto, tutto il percorso della sua auto, un Fiat Doblò. Da quando, nella notte tra il 4 e 5 maggio, ha preso a bordo la ragazza nella zona del parco delle Cascine fino all’arrivo nei pressi della strada che si perde in mezzo ai campi di Ugnano, interrotta dalla sbarra alla quale il corpo della ragazza era stato legato. L’auto è stata trovata parcheggiata vicino all’abitazione dell’uomo e sequestrata. Al momento dell’arresto l’uomo aveva con sé anche il giubbotto indossato quella sera.

Durante l’interrogatorio Viti avrebbe ammesso la violenza sulla 26enne: “Sono finito. Ormai non mi salva nessuno. Ho fatto una bischerata. Speravo la trovassero come le altre”. Sì, come le “altre”. Perché Viti sarebbe un maniaco seriale, responsabile di almeno sei violenze su altrettante prostitute, trovate legate a sbarre con nastro adesivo. Stesso scenario che ha visto protagonista la giovane Andreea. Solo che stavolta la vittima è deceduta.

Intanto, il compagno di Andreea, Yean Ion Manta, 36 anni, anche lui romeno, da cui ha avuto due figli, di quattro e due anni, smentisce che la ragazza fosse una prostituta e tossicodipendente: “Andreea non si drogava e non si prostituiva. A casa non avevamo i soldi per mangiare”. “La sera in cui è morta – spiega – era uscita intorno alle 22, dicendomi che aveva un appuntamento di lavoro come baby sitter. Poi non l’ho più sentita, non ha più risposto al telefono e ai miei sms”.

L’uomo accusa la madre della 26enne: “La fine di Cristina è tutta colpa di sua madre, che l’ha abbandonata sei anni fa alla stazione come se fosse un bagaglio. Da sei anni non sa nulla di lei e adesso le interessa solo perché è morta”.

Secondo alcuni amici della ragazza, Andreea “si prostituiva ogni tanto per dar da mangiare ai suoi due bambini e per avere soldi da inviare ai parenti in Romania”.

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