Istat: dal 2014 droga e prostituzione nelle stime del Pil

di Redazione

 Roma. Tutti i Paesi Ue, compresa l’Italia, inseriranno “una stima nei conti (e quindi nel Pil)” delle attività illegali, come “traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”.

La novità sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. A comunicarlo è stato l’Istat. Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse, evidenzia l’Istat, al “necessario superamento di riserve relative all’applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti”.

Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l’Istituto, che “ha una rilevanza maggiore”, in quanto, appunto, riguarda l’inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, “in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”.

L’Istat, in particolare, riconosce come la misurazione delle attività illegali sia “molto difficile, per l’ovvia ragione – spiega – che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni”.

Ecco che, aggiunge, “allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”.

A riguardo può essere utile ricordare come l’Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico, che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva.

Le ultime stime dedicate risalgono al 2008, e indicano come il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso sia compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell’economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.

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