Camorra, si pente il superboss Antonio Iovine: tremano politici e faccendieri

di Redazione

 Caserta.Si pente il boss del clan dei casalesi Antonio Iovine, alias “‘O Ninno”, arrestato il 17 novembre 2010 a Casal di Principe dopo oltre 14 anni di latitanza.

Da alcuni giorni il cinquantenne sta raccontando ai magistrati dell’antimafia le attività e i rapporti di uno dei più potenti clan di camorra, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

Insieme a Francesco Schiavone detto “Sandokan””, Francesco Bidognetti detto “Cicciotto ‘e mezzanotte” e a Michele Zagaria, anch’essi tutti in carcere, Iovine è uno dei maggiori capi del clan. Condannato all’ergastolo in via definitiva al termine del processo “Spartacus”, il più importante contro i casalesi, Iovine fucatturato in un covo in una casa di Casal di Principe, in via Cavour, dagli agenti della squadra mobile di Napolie per quattro anni è stato detenuto al regime di carcere duro.

I primi segnali della sua decisione di collaborare con la giustizia erano arrivati già il 6 agosto del 2011 quando, convocato dal pm Antonello Ardituro per essere interrogato su una storia di usura, Iovine lasciò trasparire qualche timidissima apertura. Quel primo contatto però rimase a lungo isolato. Poi, a dicembre, il boss ha deciso di revocare i suoi avvocati, indicazione di una volontà di cambiare atteggiamento e, agli inizi di maggio di quest’anno, ha iniziato a riempire pagine di verbale sulle quali ora i magistrati lavorano per vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni e trovare riscontri. Il detenuto è stato subito trasferito da Nuoro, dove era recluso in regime di carcere duro, mentre per i congiunti è scattato il pianodi protezione.

“E’ una notizia che rischia di cambiare per sempre la conoscenza delle verità su imprenditoria e criminalità organizzata non solo in Campania, non solo in Italia. – scrive Roberto Savianosu Repubblica – Antonio Iovine detto ’o ninno per il suo viso di bambino, ma soprattutto per aver raggiunto i vertici del clan da giovanissimo, non è un quadro intermedio, un riciclatore delle famiglie, non un solo capo militare. È uno che sa tutto. E quindi ora tutto potrebbe cambiare”.

Con Iovine la storia è invece completamente diversa.Iovine èun boss moderno, quello che è stato capace di investire e far fruttare i proventi del narcotraffico e dare un respiro imprenditoriale all’economia della camorra. “Seguendo l’indicazione del padrino Bardellino – racconta l’autore di Gomorra – Roma era la vera fortezza da espugnare e Iovine l’ha sempre saputo. Ed è qui che si è legato ai tre settori cardine della capitale: cemento, intrattenimento, politica. Ha provato a scalare la squadra di calcio della Lazio, riciclando 21 milioni di euro provenienti dall’Ungheria, attraverso il suo parente Mario Iovine detto ‘Rififì’, a Roma ha investito nel settore del gioco d’azzardo legale”.

Lunedì scorso, nel processo per le intimidazioni (nel marzo 2008) nei riguardi dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione, ora deputata del Pd, il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro ha chiesto la condanna di Francesco Bidognetti e degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello (un anno e sei mesi di reclusione ciascuno) e l’assoluzione di Iovine, “non perché non sia certo della sua colpevolezza – ha spiegato il pm – ma perché non c’è la possibilità di dimostrarlo”.

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