Camorra in Toscana, 18 arresti. Coinvolti due poliziotti “spioni”

di Redazione

Caserta. 18 persone, alcune ritenute legate al clan dei casalesi, sono statearrestate venerdì mattinadalle squadre mobili di Caserta e Firenze nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli su infiltrazioni della camorra in Toscana.

Si tratta di una fase successiva all’operazione “Talking Free” che, il 28 febbraio 2013, portò all’arresto di 24 persone tra le province di Caserta, Napoli, Roma e Lucca, e al sequestro, in città della Toscana e della Campania, di decine fra immobili, aziende e attività commerciali, per un ammontare di oltre 20 milioni di euro. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare (14 in carcere e 4 ai domiciliari) emesse oggi, figurano, infatti, diversi arrestati dello scorso anno, tra cui Salvatore Mundo, alias “’O Mister”, 46 anni, e Maria Grazia Lucariello, 45, entrambi residenti a Viareggio (Lucca), frazione Torre del Lago, quest’ultima sorella del boss Orlando Lucariello, ex capozona dei casalesi a Gricignano (Caserta), ora collaboratore di giustizia.

Implicati anche due poliziotti in servizio alla Presidenza del Consiglio e alla Camera dei Deputati, Franco Caputo, di Napoli, e Cosimo Campagna, originario del Brindisino, entrambi 57enni.L’indagine ha consentito di ricostruire dettagliatamente le estorsioni commesse in un primo momento dalla famiglia Iovine e successivamente dalla famiglia Russo.

I reati contestati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione di armi, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti. Oltre alle estorsioni il clan gestiva un traffico di sostanze stupefacenti servendosi di galoppini casertani, che partendo da Caserta con grandi quantità di droga, li trasportavano ogni settimana nelle diverse province della Toscana.

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I due agenti sono accusati di avere rivelato informazioni coperte da segreto istruttorio. In particolare, Franco Caputo, l’agente in servizio presso la Presidenza del Consiglio, in un’intercettazione rivela all’altro indagato Francesco D’Andrea “l’esecuzione di controlli a tappeto su tutte le fidejussioni, di operazioni di intercettazione su società del nord” e spiega: “Io ho cercato di fare il favore a quello della Curia, hai capito o no”. Il poliziotto fa anche riferimento a “una persona grossa che sta qui” e che secondo il gip è un importante funzionario del suo ufficio. Caputo – scrive ancora il giudice – dopo aver parlato cripticamente di fatti del Vaticano, raccomandava a D’Andrea cautela, perché “questa volta è seria proprio la cosa… questa volta stanno facendo controlli a tappeto con le fideiussioni”. Sui rapporti del poliziotto con il Vaticano le indagini saranno approfondite.

Secondo gli inquirenti Caputo avrebbe anche reso informazioni segrete a politici, imprenditori e alte cariche di apparati pubblici. Dati che carpiva anche da altri uffici e da colleghi per poi comunicarle all’esterno. Al poliziotto in servizio presso la Camera dei Deputati (Ispettorato generale di Ps) viene contestato di essersi introdotto illecitamente nella banca dati per verificare i precedenti penali di una persona e acquisire informazioni su eventuali procedimenti penali e indagini nei suoi confronti.

Contestualmente agli arresti, la polizia ha effettuato anchedelle perquisizioni. I provvedimenti sono stati emessi dal gp di Napoli Tullio Morello su richiesta dei pm della Dda di Napoli Cesare Sirignano, Antonello Ardituro e Alessandro Milita, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

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