Nigeria, trovate le ragazze rapite: “Scambio con i ribelli”

di Redazione

 Le studentesse nigeriane sequestrate da Boko Haram in Nigeria, per le quali si sta mobilitando il mondo, sarebbero state localizzate. Il governatore dello Sato nigeriano del Borno, Kashim Shettima, ha detto di avere “informazioni sul luogo in cui si troverebbero”.

Stando a informazioni della Bbc online, il Governatore avrebbe passato ai militari del Paese “informazioni di avvistamenti”, aggiungendo di non credere “che siano state portate, nel frattempo, in Chad o Camerun”. Nel frattempo, Boko Haram ha diffuso un nuovo video che mostra le giovani raccolte in preghiera, coperte da un velo lungo fino ai piedi mentre recitano il primo capitolo del Corano.

“Lode ad Allah, signore del mondo. Nel filmato di 17 minuti, Abubakar Shekau, il capo di Boko Haram, annuncia la conversione e espone la minaccia: in cambio della loro liberazione pretende il rilascio “di tutti i membri di Boko Haram detenuti nelle carceri nigeriane”.

Il governo nigeriano si rifiuta, però, di liberare i prigionieri dei Boko Haram. Lo afferma il ministro dell’Interno nigeriano Abba Mo: “I Boko Haram non possono porre delle condizioni”.

Da Bruxelles, lunedì, l’Unione europea – attraverso i suoi ministri degli Esteri – ha chiesto “l’immediato rilascio” delle studentesse rapite, offrendo il suo sostegno all’intenzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di valutare “misure appropriate contro Boko Haram”.

Le giovani, come si ricorderà, erano state sequestrate in un raid del gruppo terroristico Boko Haram avvenuto nella notte tra il 14 ed il 15 aprile scorsi, in un collegio femminile a Chibok (stato del Borno), sede di una grande comunità cristiana, nel Nord del Paese. I militanti avevano rapito 276 ragazze, una cinquantina delle quali erano riuscite a fuggire: 223 di loro sono ancora disperse.

Il sequestro delle ragazze, rapite per essere poi vendute al mercato come schiave, aveva suscitato un’ondata di critiche e compassione nel mondo. Tantissimi i personaggi del mondo della politica, dell’arte e della cultura che hanno espresso sostegno alla campagna, divenuta virale sui social media, e intitolata “#BringBackOurGirls”.

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