Cesa. Il 2 Giugno 1946 24.947.187 italiani, l89% degli aventi diritto, si recarono a votare per il referendum che doveva scegliere tra repubblica e monarchia.
La percentuale di voti favorevoli alla repubblica fu del 54,3%, mentre quella dei voti favorevoli alla monarchia del 45,7%. I maggiori voti la Repubblica li ottenne al Nord con il 66,2%, mentre il Sud votò quasi ovunque la Monarchia con il 63,8% dei voti.
Quel 2 giugno 1946 in un editoriale non firmato in prima pagina del Corriere della Sera si leggeva: «Tutti alle urne! E tutti alle urne con serietà, con compostezza, con calma e con un gioioso senso dorgoglio. Sì, siamo orgogliosi di aver finalmente ritrovato noi stessi; orgogliosi di essere ancora dei cittadini; di avere riacquistato il diritto e il dovere negatici dal fascismo col sostegno della monarchia di contribuire individualmente e direttamente alle sorti del nostro Paese; orgogliosi che il domani dItalia dipenda anche dal nostro piccolo voto odierno; orgogliosi di poterlo dare liberamente come ci detta la nostra coscienza. Tutti alle urne! Alle urne i vecchi che da più di venti anni mordevano il freno condannati a tacere . alle urne i giovani, giustamente lusingati di sentirsi oggi uomini e di dare, come tali, il loro appoggio alla creazione della nuova Italia nella quale dovranno affermare la loro personalità; alle urne le donne, le nostre donne tanto ansiose di tempi migliori in cui non dovranno più temere né piangere per i loro sposi, per i loro figlioli e per la loro casa. Tutti alle urne! Alle urne disciplinatamente, senza chiassate e senza provocazioni. . Alle urne senza paure, serenamente convinti dellimportanza del nostro voto e fiduciosi nel successo della causa per cui andiamo a darlo. Ma quale sia per essere lesito del referendum impegniamoci fin dora ad accettarlo e a rispettarlo. Così in questo riconoscimento e in questa accettazione della volontà popolare, noi daremo al mondo la miglior prova che siamo degni della libertà che abbiamo finalmente riconquistato».
Non conosciamo lautore di questo editoriale, ma è evidente che interpretava la voglia degli italiani di scegliere il proprio destino, lo spirito di una società che guardava al futuro con fiducia ed orgoglio. Fiducia ed orgoglio che in questi anni di crisi sembriamo aver smarrito giungendo a quel 58,68% di votanti su scala nazionale che a Cesa si sono ridotti, forse per la prima volta nella storia dellItalia repubblicana, al 43,66 % in un passaggio elettorale che pure aveva i caratteri di un referendum sullEuropa.
Tutti giorni di fronte a quelli che mi chiedono lavoro che non posso dare, a quelli arrabbiati perché ho dovuto tagliare i servizi sociali, a quelli che mi rinfacciano di aver aumentato le tasse che non potranno pagare, a quelli che inveiscono contro uno Stato che non da fiducia, anche perché tradito dalla corruzione di alcuni suoi rappresentanti, mi rendo conto che, nonostante i grandi passi fatti, viviamo una fase di involuzione.
Non è questa la Repubblica che i nostri padri avevano costruito e che noi vogliamo per noi e per i nostri figli; ma ricordando da dove i nostri padri sono partiti, del loro grande spirito di sacrificio e della grande capacità che hanno avuto di fare della nostra nazione un grande paese, resto convinto che ce la faremo anche questa volta.
Dobbiamo, come si leggeva in quellEditoriale, ritrovare noi stessi, facendo tutti il nostro dovere di politici, di lavoratori, di padri, di cittadini onesti. Questo è il miglior modo di celebrare il 2 giugno 2014.
Cesario Liguori