I Pip…questi sconosciuti

di Nicola Rosselli

 Aversa. L’acronimo Pip sta per “Piano Insediamenti Produttivi”, ossia la creazione di cittadelle degli artigiani con la presenza di opifici di medie dimensioni oltre che abitazioni per i singoli artigiani. Ad Aversa se ne parla da almeno venti anni.

Da sempre l’area interessata è quella della vecchia fiera settimanale in via Madre Teresa di Calcutta. Ci sono stati progetti, gare di appalto , assegnazioni per avere il nulla. Ma la chicca più grossa è relativa ad un mutuo concesso nel 2002 dalla Cassa Depositi e Prestiti di 3 milioni 591 mila 441 euro concesso al Comune di Aversa per «costruzione, acquisizione, urbanizzazione dell’area in zona Pip».

Mutuo per il quale a partire dal 2004 e sino al 2023 lo stesso Comune (ossia tutti i cittadini aversani) sta pagando e continuerà a pagare ratei per centoventimila euro l’anno. Ma dei Pip non si è visto e a quanto pare non si vedrà nulla ancora per un bel po’ di tempo.

Eppure, era il 2005, quando l’allora assessore alle attività complesse della giunta Ciaramella, Nicola Galati annunziava l’imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del bando di gara necessario ad affidare in concessione la progettazione definitiva ed esecutiva del complesso che avrebbe occupato sia l’area sede del mercato settimanale sia la parte retrostante e quelle confinati dai due lati.

Se non ricordiamo male, e qui andiamo a mente, c’era anche il problema della ferrovia che lambiva uno dei lati e per questo l’amministrazione di allora aveva chiesto (e forse ottenuto) alla Regione Campania fondi per realizzare un sottopasso più adeguato rispetto a quello esistente.

Il progetto prevedeva una vera e propri cittadella che avrebbe potuto fare anche da volano di sviluppo socio – economico per una delle zone periferiche più problematiche di Aversa. Prevista, infatti, la realizzazione di più di sessanta capannoni industriali, uffici, abitazioni di servizio, locali commerciali, parcheggi pubblici, verde, rete viaria, infrastrutture, servizi e sottoservizi, compresi locali comuni. Il tutto a costo zero per l’ente pubblico, perché le opere, il cui importo complessivo sarebbe stato di circa 25 milioni di euro, era a carico della società che si sarebbe assicurato la gara. Quale suo corrispettivo, per trenta anni, avrebbe incamerato i proventi ricavati dalla vendita dei capannoni e dei lotti industriali che avrebbe realizzato, nonché i canoni di locazione relativi alla quota di immobili gestiti in diritto di superficie.

L’amministrazione aveva, ovviamente, fissato il prezzo massimo, al metro quadrato, sia per la vendita sia per la locazione. La cosa interessante è che nel febbraio del 2011 la gara fu anche espletata e assegnata in via definitiva all’unica ditta che aveva risposto al bando, la ditta G & D Prefabbricati s.p.a. di Castilenti in provincia di Teramo. Da allora il silenzio più assordante, anche da parte di chi come il responsabile zonale del Cna Carlo Arpaia da “secoli” si batte per la realizzazione della cittadella.

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