Beatificazione Padre Vergara, Spinillo: “Un evento storico”

di Redazione

 Aversa. “Per la diocesi e la città di Aversa, che si avvia alla celebrazione del suo primo millennio di vita, questo è un evento storico”.

Lo ha affermato monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, nel Salone della curia diocesana in occasione della conferenza stampa di presentazione del Rito di Beatificazione per il riconoscimento del Martirio “in odium fidei” dei Servi di Dio Padre Mario Vergara e del catechista Isidoro.

“Per la prima volta”, ha spiegato il vescovo di Aversa, “il rito di beatificazione verrà celebrato nella chiesa cattedrale di Aversa. Padre Mario Vergara è inoltre vissuto in un tempo relativamente vicino, essendo stato ucciso nel 1950 quando aveva quarant’anni. Ecco, la sua giovane età ci dice molto dello slancio missionario di questa nostra comunità. Il missionario parte con il desiderio di poter annunziare il vangelo, conquistare a Cristo le anime che ancora non lo conoscono. Evangelizzazione e missione, dunque, non proselitismo”.

La beatificazione, precisaSpinillo, non avviene unicamente per il modo in cui Padre Mario fu ucciso, né per la lontananza del paese in cui egli si era recato, ma “è il riconoscimento di come l’opera e la testimonianza, sua e del catechista Isidoro, sia stata vissuta nella luce della fede, in obbedienza alla volontà di Dio, come partecipazione generosa a quella carità che è il dono della misericordia di Dio verso di noi”.

Il percorso che porterà il prossimo 24 maggio alla beatificazione di Padre Mario Vergara e del catechista Isidoro parte dal lontano 2000. “La prima pietra fu posta in occasione del cinquantesimo anniversario della sua uccisione”, spiega don Sossio Rossi, parroco della Basilica di San Sossio di Frattamaggiore.

“L’attenzione verso la possibilità di intraprendere la causa di beatificazione incontrò segnali positivi nel 2003, quando ebbe inizio l’indagine e la raccolta dei dati. A distanza di dieci anni, il 3 dicembre 2013, c’è stata la decisione unanime del Congresso Ordinario dei Cardinali e Vescovi, Membri della Congregazione delle Cause dei Santi, a favore del riconoscimento del loro martirio in odium fidei”.

Le iniziative che accompagneranno l’evento per tutto il mese di maggio, ha concluso don Sossio Rossi, “sono state pensate e organizzate in modo da coinvolgere attivamente il nostro territorio”.

Infine, don Carlo Villano, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, ha aggiunto che il Rito di Beatificazione di sabato 24 maggio, alle ore 18, nella chiesa cattedrale di San Paolo verrà trasmessa in diretta dall’emittente Capri Event e in differita da Tv2000 e TelePace.

Padre Mario Vergara è nato a Frattamaggiore (Napoli), diocesi di Aversa, il 18 novembre 1910 da Gennaro ed Antonietta, battezzato il giorno 20 novembre nella parrocchia di San Sossio in Frattamaggiore, morto martire a Shadaw il 25 maggio 1950.

Mario Vergara, ultimo di 9 figli entrò nel Seminario Vescovile di Aversa ad 11 anni, nel 1921, per poter essere ammesso successivamente al Seminario regionale campano di Posillipo, tenuto dai padri gesuiti. Fu nel corso della sua formazione al sacerdozio che Mario Vergara ha maturato la scelta missionaria, con la decisione di entrare nel 1929 nel seminario di Monza del Pime. Rientrato, per motivi di salute, nel Seminario di Posillipo, nel 1932 ricevette la tonsura e gli ordini minori dal Vescovo di Aversa Carmine Cesarano.

Il 31 agosto del 1933, superate le precarie condizioni di salute, venne ammesso al Noviziato del Pime in Sant’Ilario Ligure; è stato ordinato presbitero il 24 agosto del 1934 dal Cardinale Ildefonso Schuster nella Chiesa di Bernareggio (oggi provincia di Monza e della Brianza).

Partì per la missione del Pime in Birmania a settembre del 1934.

Appena giunto a Toungoo, alla fine di ottobre 1934, p. Vergara si dà allo studio delle lingue delle tribù cariane e dopo qualche mese, quando ne arriva a conoscere ben tre, gli viene assegnato il distretto di Citaciò, della tribù dei Sokù, con 29 villaggi cattolici e altrettanti catechisti da mantenere, oltre alla cinquantina di orfani raccolti dalla missione.

Con le tristi vicende della seconda guerra mondiale, i missionari italiani vengono internati nei campi di concentramento inglesi in India: tra questi missionari c’è anche padre Mario Vergara, che viene rilasciato dopo quattro anni.

Nel 1946 viene inviato dal vescovo Lanfranconi all’estremità orientale della missione di Toungoo, con l’incarico di evangelizzare una zona con un centinaio di villaggi sperduti nella jungla :sui monti della Cariania, ad oriente di Loikaw, dove ricostruì in solitudine le attività missionarie che la guerra aveva travolto: portò la catechesi nei villaggi e costruì dispensari e luoghi di assistenza.

Dal 1949 la zona dove operava padre Mario è teatro di scontro quotidiano tra gruppi locali, che si fronteggiavano in maniera aspra senza che le forze governative riuscissero a controllarle. È in questo contesto, dove Padre Mario prende le difese degli oppressi, che maturano gli eventi che porteranno al martirio di Padre Vergara.

I suoi sforzi apostolici, infatti, danno ottimi risultati, provocando il risentimento di alcuni ribelli al governo centrale della Birmania ormai indipendente, che, dicendosi battisti ma in realtà idolatri e usi a servirsi della religione a scopo di potere, non ne tollerano l’impegno finalizzato alla conversione e alla promozione umana delle popolazioni locali.

La posizione di padre Mario Vergara diventa in tal modo sempre più precaria insieme a quella della Chiesa cattolica locale, contro la quale inizia una sistematica persecuzione da parte di un capovillaggio locale, tale Tire, alleato di un fanatico e brutale capo militare ribelle, il comandante Richmond.

Nel contesto di questo attacco alla fede cattolica, perfettamente consapevole dei rischi, il 24 maggio 1950 padre Vergara, accompagnato dal suo catechista, il maestro Isidoro Ngei Ko Lat, si reca a Shadaw per trattare la liberazione di un catechista. Arrestati a loro volta senza alcuna plausibile motivazione, entrambi all’alba del 25 maggio 1950, dopo un lungo e penoso tragitto notturno, furono uccisi, probabilmente a colpi di fucile, presso le rive del fiume Salween, nelle cui acque furono gettati i loro corpi rinchiusi in sacchi. I loro resti non furono mai ritrovati.
L’Inchiesta diocesana sul martirio fu svolta nella diocesi di Loikaw negli anni 2003-2004. Si tenne contestualmente un’Inchiesta parallela anche nella diocesi di Aversa. Il 3 dicembre 2013 c’è stata la decisione unanime del Congresso Ordinario dei Cardinali e Vescovi, Membri della Congregazione delle Cause dei Santi, a favore del riconoscimento del loro martirio in odium fidei.
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