Trasparenza, una lettrice: “Gli amministratori si fingono fessi”

di Antonio Arduino

 Aversa. Parole o fatti quelli che compie l’amministrazione comunale quando afferma di operare in trasparenza? Questa la domanda che pone una elettrice con una mail trasmessa in redazione.

“Spett.le Redazione, mi sono varie volte interrogata sulla trasparenza di codesta amministrazione”, esordisce la mail. “Nell’ascoltare le numerose interviste ai politici localiho spesso sentito parlare del termine trasparenza ma – scrive la lettrice – ora sono convinta che i nostri amministratori o non conoscono la lingua italiana o, come si usa dire, ‘fanno i fessi per non andare in guerra’”.

“Vi invito a chiedere a questa classe di finti sordi perché – continua la mail – per loro non vale il decreto legislativo 33 in vigore dal 20 aprile 2013 che riordina gli obblighi della trasparenza per tutte le pubbliche amministrazioni: forse non sanno che è obbligatorio per tutti i titolari di incarichi politici elettivi (anche sindaci e assessori) pubblicare i redditi, le proprietà o le società possedute. Sul sito del Comune di Aversa devono comparire la dichiarazione dei redditi, le proprietà e ogni altro investimento”. “La legge, oltretutto, – ricorda la mail – dice che la trasparenza si estende ai coniugi e ai parenti fino al secondo grado, se acconsentono. Il loro ‘no’ va comunque reso noto sul sito”.

“Il politico – ribadisce la lettrice – deve rendere noti compensi e indennità legati all’incarico oltre che i compensi cumulati in altri enti pubblici e nelle società private. Oltretutto ogni amministrazione deve avere un responsabile della trasparenza con compiti di vigilanza e segnalazione anche all’ufficio disciplina. Sono anche previste sanzioni specifiche per la mancata comunicazione dei dati di chi riveste incarichi politici elettivi: sanzione pecuniaria da 500 a 10mila euro a carico del responsabile dell’omissione che si applica a partire dal 17 ottobre 2013”.

“Addirittura per la mancata pubblicazione dei dati sui titolari di incarichi dirigenziali e sui consulenti c’è – sottolinea la lettrice – l’inefficacia dell’atto di conferimento dell’incarico e la sanzione pari alla metà della somma corrisposta al dirigente o al consulente”.

“Allora mi chiedo, o Aversa è ‘città autonoma’ o chi ci amministra continua nella scia della vecchia politica a predicare bene e razzolare male”, conclude la lettrice augurandosi che “questa mail non sia la solita lamentela inascoltata mache se ne faccia una battaglia per tutti noi aversani che contribuiamo con le nostre tasse a pagare costoro che hanno ridotto la amata Aversa nelle condizioni in cui è una città ‘rattoppata’”.

Per dare risposta all’invito abbiamo chiesto ad Antimo Castaldo, ex assessore e candidati sindaco alle amministrative del 2012, dirigente provinciale del Pd, avvocato di professione, se la lamentela della lettrice avesse fondamento e se la legge citata fosse ad oggi in vigore e, di conseguenza, da applicare.

“Quanto dichiarato dalla lettrice – afferma Castaldo – risponde al vero. La legge richiamata lo prevede espressamente”. “Purtroppo – aggiunge – questo comportamento è un ulteriore esempio di un sindaco e di una maggioranza che a chiacchiere dice di tendere ad una amministrazione trasparente e improntata a principi di legalità e, come ormai da anni affermo e comprovo, nella pratica omette atti, provvedimenti e quanto di competenza in vasti settori della Pubblica amministrazione”.

“Come avvocato, ma anche come dirigente provinciale del Pd, chiedo – continua Castaldo – agli amministratori in carica, in primis al sindaco, di rendere pubblico come per legge i dati egregiamente riportati dalla lettrice, ripeto tutto ciò come obbligo di legge”. “E chiedo agli altri organi istituzionali di vigilare perché ciò venga attuato”, conclude l’esponente del centrosinistra.

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