Pro Loco, successo del “Lamento a Carnevale”

di Redazione

 Marcianise. Quest’anno, in occasione del Carnevale, la Pro Loco “Marthianisi” ha voluto riproporre una vecchia e radicata tradizione molto sentita in città, che risale ad epoche remote. La ricorrenza, infatti, ha origine dalle “baccanali”, feste rituali romane e forse anche preromane.

L’allestimento del fantoccio imbottito di “preglie”, sistemato su un catafalco, il pianto lamentoso nei suoi riguardi, accompagnato da canti e balli tradizionali, insieme al corteo funebre e all’incendio del fantoccio, nascondono un rituale pieno di significato che forse non è stato ancora pienamente compreso.

“Le Pro Loco e le amministrazioni comunali – spiega Michele Colella, presidente del sodalizio – hanno il dovere di riproporre e promulgare le tradizioni locali, soprattutto in quest’era sempre più globalizzata, di internet e dei social network, dove le persone, e specialmente i giovani, hanno altri tipi di evasioni, creandosi virtuali e falsi modelli di vita, e quindi pericolosamente vulnerabili. Le tradizioni, le abitudini, il dialetto, la memoria e la storia, sono le fondamenta portanti di una comunità che è destinata a crescere sana, compatta e a diventare unica nella sua singolarità”.

Colella ringrazia l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonio De Angelis, l’assessore alla Cultura Anna Arecchia e il consigliere delegato della Pro Loco, Paride Amoroso, “per il coraggio e la fiducia accordati, facendoci addirittura allestire la manifestazione forse nel posto più rappresentativo della nostra città, cioè l’androne centrale del Municipio in piazza Umberto I, istituzionalizzando di fatto uno tassello indispensabile per ricostruire il variopinto quadro delle nostre importanti tradizioni”.

La rassegna ha visto la presenza di numerosi marcianisani e persone provenienti da altre zone della Campania. Le “vedove”, vestite a lutto, si contendevano convulsamente l’ipotetica ed esigua eredità del povero marito, si dimenavano, piangendo, accompagnate dai suoni incessanti dalle tammorre, ricordando a gran voce al caro defunto tutte le disavventure strane passate insieme, battendosi il petto fino allo stremo delle forze, mentre si alternavano in visita uomini e donne a volte in maschera; mamme, papà con i figli si avvicinavano esitanti all’inizio ma poi, dopo un po’, non era sempre facile portare via i bambini che, divertiti, volevano l’immancabile foto ricordo con Carnevale.

Divertiti anche gli anziani che vedevano riaffiorare vecchi ricordi che commentavano gesticolando tra loro. I coriandoli di mille colori coprivano buona parte del vestito logoro e il letto sgangherato di Carnevale come a voler impreziosire quel “morto” tanto povero nel momento di trapasso a miglior vita.

Poi il “feretro” è stato potato in corteo a spalle nell’ultimo saluto alla piazza, a seguito della congrega con tanto di stendardo e i musici, con le tammorre e gli organetti accompagnavano le ormai rauche voci del popolo devoto. Nel finale l’incendio del fantoccio a simboleggiare la fine della morte e l’inizio della vita.

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