Papa Francesco ai mafiosi: “Convertitevi”. E indossa la stola di Don Diana

di Redazione

 Roma. “Mafiosi convertitevi”. Era il 9 maggio del 1993 quando Papa Giovanni Paolo II pronunciò queste parole davanti a migliaia di persone nella piana dei Templi di Agrigento. Dodici mesi prima la mafia aveva ucciso i giudici Falcone e Borsellino.

Dopo più di vent’anni lo stesso monito, le stesse potenti parole vengono da Papa Francesco, parole pronunciate al termine della veglia – venerdì sera – organizzata dall’associazione Libera in ricordo delle vittime delle mafia, a Roma, nella chiesa di San Gregorio VII. “Non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti: uomini e donne di mafia, per favore cambiate vita!”.

L’appello del Santo Padre rimbomba nella chiesa romana: “Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi: convertitevi ve lo chiedo in ginocchio è per il vostro bene”, ha ripetuto il Pontefice. Papa Francesco lancia il suo accorato monito ai boss di Cosa Nostra: “Questa vita che vivete – ha continuato con voce profonda Francesco – non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinati, non potrai portarlo all’altra vita”.

Qualche secondo di pausa, poi Papa Bergoglio conclude il suo discorso: “Convertitevi. C’è tempo per non finire nell’inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada. Avete avuto un papà e una mamma pensate a loro e convertitevi”. A pochi passi dal Pontefice, c’è don Luigi Ciotti, presidente e fondatore dell’associazione Libera contro le Mafie, che nel suo discorso davanti al Pontefice e ai familiari delle vittime della mafia ha sottolineato: “C’è un bisogno di verità che scuote la vita di tante persone – ha denunciato il sacerdote – Il 70% dei familiari delle vittime di mafia non conosce la verità”.

E don Ciotti cita vari casi di omicidi ancora irrisolti, compreso quello della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. “Abbiamo bisogno di verità, di tanta verità – ha ribadito don Ciotti – Non sempre la Chiesa ha mostrato attenzione alle vittime delle mafie e al fenomeno della criminalità organizzata. Non sono mancati eccessi di prudenza e sottovalutazione, ma per fortuna c’è stata anche tanta luce: il grido profetico di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi e l’invito di Benedetto XVI a Palermo, quando ci ha chiesto: non cedete alla suggestioni della mafia, che è una strada di morte. Ma non basta”.

Al suo arrivo davanti al sagrato della chiesa di San Gregorio VII il Papa ha salutato don Ciotti con un lungo abbraccio. “Vi sarò vicino in questo camino che richiede tenacia e perseveranza – ha detto il Papa rivolgendosi ai familiari delle vittime di mafia – Esprimo solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima della violenza mafiosa. Grazie della vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi ma vi siete aperti e siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante per i giovani. Vorrei pregare con voi per le vittime delle mafie”.

Prima della benedizione finale, don Luigi Ciotti ha consegnato a Papa Francesco la stola che era di don Giuseppe Diana, il prete assassinato dalla camorra a Casal di Principe, di cui due giorni fa è ricorso il ventesimo anniversario della morte. Il Papa l’ha indossata, impartendo poi la benedizione a tutti i presenti. “Vorrei pregare con voi: lo faccio di cuore per tutte le vittime delle mafie – ha detto il Pontefice – Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha avuto pietà neanche per un bambino”, ha quindi aggiunto, ricordando il piccolo Domenico. “Preghiamo tutti quanti – ha detto ancora Francesco – per avere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci ma di continuare a lottare contro la corruzione”.

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