La Crimea dichiara l’indipendenza. Il no dell’Europa

di Emma Zampella

CrimeaCrimea. La Crimea dichiara la sua indipendenza dall’Ucraina con 78 voti a favore della secessione.

Una scelta che ha suscitato le reazioni dell’Europa e non solo. “Noi deputati della Crimea e di Sebastopoli (che gode di uno statuto speciale, ndr), in virtù delle norme internazionali e del parere consultivo della Corte internazionale di giustizia dell’Onu sulla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo del 22 luglio 2010, “abbiamo deciso che se verrà approvato il referendum del 16 marzo, nascerà la Repubblica di Crimea che sarà uno Stato della Federazione russa”.

Lo si legge nella “Dichiarazione sull’indipendenza della Crimea e di Sebastopoli”, approvata oggi dal Parlamento della regione. Nel 2010 la Corte dell’Aja aveva dichiarato che la proclamazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo “non e’ illegale” e “non viola il diritto internazionale”. Le autorità della russofona Crimea intendono poi nazionalizzare le navi della flotta ucraina dislocata a Sebastopoli. “La flotta ucraina a Sebastopoli sarà interamente nazionalizzata. Non intendiamo lasciar uscire le navi ucraine da Sebastopoli”, ha annunciato il premier locale Serghiei Aksionov, non riconosciuto e ricercato da Kiev.“Abbiamo precluso l’uscita – ha aggiunto – anche alla flotta civile Cernomor Neftegas”, che comprende navi cisterna e per l’esplorazione marittima dei giacimenti di gas e petrolio nel Mar Nero. Lo riferisce Itar-Tass. La prima a sostenere questa decisione è stata la Russia che ha definito la mossa come una scelta “legittima”. La dichiarazione di indipendenza, si legge in una nota del ministero degli Esteri russo, “è assolutamente legittima”.

Secondo la nota, nella dichiarazione di indipendenza “c’è la base internazionale giuridica delle motivazioni di questo passo con riferimenti allo statuto dell’Onu, a documenti internazionali e la conclusione della corte internazionale dell’Onu del 22 luglio 2010 sul Kosovo”. “In questa conclusione, votata su richiesta dell’assemblea generale dell’Onu su iniziativa della Serbia – sottolinea Mosca – la corte ha confermato il fatto che la proclamazione unilaterale dell’indipendenza da una parte dello stato non viola nessuna norma del diritto internazionale”. Intanto, mentre le autorità in Crimea reclutano volontari nelle forze di auto-difesa, la Russia – fiduciosa del fatto che gli abitanti della penisola ribelle domenica nel referendum decideranno a favore dell’annessione- pensa ai prossimi passi: la “camera bassa” del Parlamento, la Duma, discuterà il prossimo 21 marzo come semplificare le procedure perché la Crimea possa unirsi alla Federazione.

Mosca, che pur non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, sottolinea come l’indipendenza della Crimea sia legittima proprio grazie a quel precedente. In una posizione diametralmente opposta si è posta invece la Francia, il cui ministro per gli Affari esteri ha sentenziato che per la Crimea “nessun paragone regge né con il Kosovo né con la Georgia. Oggi le uniche autorità ucraine che riconosciamo sono quelle frutto dell’accordo firmato il 21 febbraio. Qualunque altra azione non ha legittimità politica”. Anche l’ambasciatore dell’Ucraina alle Nazioni Unite a Ginevra, Yurii Klymenko, ha definito “illegittima” la dichiarazione di indipendenza della Crimea perché l’autorità che l’ha deciso, il Consiglio Superiore (il Parlamento regionale) della Crimea, è “totalmente illegittimo”. A livello Ue, la Commissione europea ha deciso un taglio temporaneo alle tariffe doganali sulle esportazioni dell’Ucraina verso l’Unione per sostenere l’economia ucraina. La riduzione dei dazi sarà parziale o totale a seconda dei settori e porterà 500 milioni di euro di benefici l’anno. La Commissione europea, ha detto il suo presidente Josè Manuel Barroso, “è impegnata e pronta a sostenere i settori economico e finanziario dell’Ucraina”. “L’apertura all’export ucraino è solo ‘il primo passo’ del pacchetto di aiuti – ha detto Barroso – La prossima settimana il Collegio dei Commissari della Ue darà il via libera al ‘sostegno macrofinanziario da un miliardo di euro’ preparato dai servizi del vicepresidente Olli Rehn”.

La Crimea intanto resta isolata. Voli per Kiev e Istanbul cancellati stamani da Simferopoli, partono solo gli aerei per Mosca. Lo si legge sul sito dello scalo della capitale della Crimea. E sono state rafforzate le misure di sicurezza, e i controlli, alla ‘frontiera’ di terra verso nord, riferiscono fonti qualificate all’ANSA. Stop anche ai traghetti dalla Russia verso Kerch, a causa delle cattive condizioni meteo e del mare in burrasca. Mentre l’ex presidente ucraino, Viktor Ianukovich, in conferenza stampa, riafferma l’illegittimità della sua deposizione, proclamandosi “l’unico presidente legittimo e continuo a essere il comandante in capo dell’esercito”, annuncia poi l’intenzione di tornare a Kiev, definendo illegittime le prossime presidenziali in Ucraina.

“Le nuove autorità ucraine – dice Ianukovich- vogliono mettere l’esercito sotto la bandiera di Bandera (il controverso eroe nazionale ucraino che collaborò con i nazisti) vogliono scatenare una guerra civile e intendono dare le armi in mano a militanti”. Varsavia, intanto, ha annunciato che le sanzioni contro la Russia saranno in vigore a partire da lunedì. “L’Unione europea è pronta a imporle a partire da lunedì prossimo, 17 marzo”, ha detto il premier polacco Donald Tusk. Intanto a livello internazionale continua il pressing sulla Russia. C’è stata una nuova telefonata Lavrov-Kerry per uno scambio di “opinioni sulle proposte concrete russe e americane per garantire la pace civile e la concordia in Ucraina”. Nella telefonata, il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov ha sottolineato “la necessità di tener presente pienamente gli interessi di tutti gli ucraini e di tutte le regioni nella ricerca della via d’uscita dalla crisi ucraina e di rispettare i diritti degli abitanti di Crimea nel definire il proprio destino in base alle norme del diritto internazionale”.

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