Centro salute mentale, polemiche sulla chiusura

di Antonio Arduino

 Aversa. Se, come diceva il grande statista italiano Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato ma il più delle volte non si sbaglia è giusto riportare il commento arrivato dal personale del centro di salute mentale dopo la chiusura imposta dai Nas della nuova sede di viale Europa.

Chiudere il centro aperto in via provvisoria in attesa della ristrutturazione dell’edificio accanto, in cui era ospitata in ufficio igiene e vaccinale della città, abbandonato da anni, meno solo 11 giorni dopo l’attivazione, adducendo nelle motivazioni anche la mancanza dell’autorizzazione sindacale, confermata dal primo cittadino in un comunicato stampa, ha dato la sensazione di un intervento ad orologeria.

“Perché – dicono gli operatori commentando l’intervento del Nas – l’autorizzazione sindacale mancava anche nella struttura di piazza Fuori Sant’Anna che per 12 anni ha ospitato il centro di salute mentale”. Ma non basta, perché “in quella struttura – aggiungono – niente era in norma. A partire dall’impianto elettrico, dove un sovraccarico avrebbe potuto dare luogo ad un incendio, come è capitato in una stanza, all’abbattimento delle barriere architettoniche essendo presente una scala praticamente vietata a disabili che avessero difficoltà nella deambulazione”.

“Si c’era – ricordano – una sorta di cremagliera agganciabile alla balaustra della scala, che chiamavano scoiattolo, ma di fatto non funzionava e nessuno se ne è mai preoccupato”. “Così come nessuno – sottolineano – si è mai preoccupato che la sala di accoglienza era al primo piano, collocazione che è stata a causa di un grave incidente ad una paziente che è caduta o si è lanciata da un’altezza”. “Episodio passato sotto silenzio che – dicono – sembra sia o sia stato oggetto un’azione giudiziaria tesa al risarcimento di danni”.

Come già parte resta il dato di fatto che da ieri per gli ammalati facevano riferimento centro di salute mentale non c’è una struttura specifica. Per ottenere assistenza, come è scritto con pennarello giallo, quindi poco leggibile, su un pezzo di carta bianca attaccato sul campanello posto all’ingresso dell’ambulatorio chiuso, devono recarsi in via Linguiti lì dove era l’ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena. In pratica per la cura mentale è un ritorno alle origini. Dalla Maddalena alla Maddalena.

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