Letta salirà al Quirinale per le dimissioni. Renzi verso l’incarico

di Antonio Taglialatela

Enrico Letta Roma. E’ ufficiale: Enrico Letta venerdì mattina salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio. Il premier andrà da Napolitano subito dopo il Consiglio dei ministri in programma alle 11.30, che resta confermato.

Nella giornata di giovedì la direzione del Pd ha approvato il documento di Matteo Renzi per un nuovo governo, col risultato di 136 sì, 16 no (tutti di sostenitori di Civati, mentre Laura Puppato ha votato a favore) e due astenuti, tra cui, da quanto si apprende, l’ex viceministro Stefano Fassina.

Assente Letta, che ha inviato una lettera: “Carissimi, – scrive – penso che in una giornata importante come questa, sia fondamentale che la discussione si sviluppi, e le decisioni conseguenti siano assunte, con la massima serenità e trasparenza. Per questo preferisco aspettare a Palazzo Chigi le determinazioni che verranno prese, in modo che tutti in Direzione si sentano liberi di esprimere valutazioni ed esplicitare le decisioni che ritengono opportune”.

Da parte sua, Renzi, che si appresta a diventare nuovo premier, ha ringraziato Letta: “La direzione del Pd ringrazia il presidente del Consiglio per il notevole lavoro svolto alla guida del governo, un esecutivo di servizio nato in un momento delicato. E per il significativo apporto dato in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei”.

Poi il segretario del Pd ha sottolineato: “Serve un governo nuovo ma il voto anticipato non è la soluzione. La strada è un patto di legislatura per dare risposte reali. Il rilancio radicale che immaginiamo non suoni come polemica verso Letta né dal punto di vista personale nei confronti di Enrico né verso il governo che ha affrontato momenti di grande incertezza e turbolenza nell’ultimo anno”. “Dobbiamo avere la disponibilità – ha aggiunto il sindaco di Firenze – a correre il rischio che deve essere preso con il vento in faccia. Avere il coraggio di mettere la faccia fuori e avere il vento contro significa assumere il rischio del cambiamento necessario”.

Smentita, intanto, l’ipotesi di Letta ministro dell’Economia del nuovo governo.

Dal centrodestra tra i primi commenti arriva quello del vicepremier e leader del Ncd, Angelino Alfano, secondo cui il governo Letta “viene fatto cadere in esito allo scontro interno al Pd”. Se nel nuovo esecutivo “non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze noi diremo no alla nascita del nuovo governo”, ha poi annunciato.

Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri dichiara: “Sul piano politico vedremo sopratutto per quanto riguarda legge elettorale e riforme se, come noi vogliamo, saranno confermati gli obiettivi concordati. Sul piano del metodo siamo tornati ai secoli oscuri. Si dice una cosa, se ne fa un’altra. A Palazzo Chigi solo con il voto, giurava Renzi, ora ci vuole andare senza elettori, con la tipica riunione di partito da anni Sessanta che in una stanza senza popolo diventa una mini assemblea di killer”. Secondo Gasparri “un fiume di parole cercherà di appannare questa verità. Ma così è se vi pare”.

“Un minuto dopo l’incarico a Renzi, come segretario della Lega gli chiederò un incontro per sapere quello che vuole fare”, ha riferito il segretario della Lega, Matteo Salvini, per il quale, comunque, “la via maestra in un Paese normale sarebbero le elezioni”.

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