Le mani della camorra sulla ricostruzione in Abruzzo: 31 arresti

di Redazione

 L’Aquila. Da Portici all’Abruzzo: il boss Lorenzo Cozzolino, considerato elemento apicale di una fazione scissionista del clan Vollaro di Portici, aveva stabilito in quella regione una sua base logistica. Ma ieri i carabinieri la hanno sgominata.

È stata denominata ‘Adriatico’ – dall’area costiera abruzzese dove il sodalizio agiva – l’operazione che ha condotto all’esecuzione di 31 ordinanze di custodia cautelare (18 in carcere, 11 ai domiciliari, due con obbligo di dimora nel comune di residenza) firmate dal gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, dopo una complessa attività di indagine del raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri nelle province di Napoli, Salerno, Foggia, Latina e Ascoli Piceno.

L’operazione ha azzerato l’insediamento camorristico attivo sul litorale chietino. Cozzolino si era trasferito in Abruzzo anche a causa di violente contrapposizioni all’interno del clan. Proprio qui ha trovato terreno fertile in una realtà territoriale tradizionalmente estranea a forme stanziali di criminalità organizzata.

La collaborazione di Cozzolino, e della moglie, con la giustizia, con dichiarazioni alle Dda dell’Aquila e Napoli, a partire dal 2012, ha consentito di collegare episodi inizialmente apparsi isolati – atti di intimidazione, tentati omicidi e incendi di autovetture e immobili – finalizzate al controllo sia del narcotraffico in quella zona, sia delle piazze dello spaccio, in particolare nell’area di Francavilla, Vasto, San Sivo a altri centri chietini.

In manette sono finiti anche molte persone provenienti da Napoli e Provincia: Lorenza, Loredana e Giovanna Cozzolino, Rosario Di Bello; Antonio Fiore, Marco Mango, Fabio Martusciello, Luigi (“Gigiotto”) Muro,Vincenzo Piccirillo e Lucia Sauchella.

Sulla vicenda è intervenuto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Nel sottolineare che l’Abruzzo è appetibile alle mafie anche per la ricostruzione post-terremoto nel territorio dell’aquilano, Roberti ha spiegato che “nella provincia di Chieti si sono insediati soggetti affiliati alla camorra che hanno lasciato i loro territori anche per sfuggire dalle cruenti faide interne ai clan. In un territorio sostanzialmente sano – ha detto -, dove le mafie non ci sono, creando un’organizzazione che operava come una vera e propria cosca mafiosa di un certo livello”.

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