Ucraina, accordo Yanukovich-opposizioni per voto anticipato

di Redazione

 Kiev. Ci sono voluti oltre 100 morti per indurre il presidente ucraino Viktor Yanukovich a venire incontro all’opposizione, dando il suo via libera alle elezioni presidenziali anticipate, al ripristino della Costituzione approvata dopo la Rivoluzione Arancione del 2004, che limita i poteri presidenziali, e un governo di unità nazionale.

Concessioni che puntano a evitare altri scontri sanguinosi tra polizia e insorti, come quelli dei giorni scorsi a Kiev. L’accordo è arrivato dopo una delle giornate più pesanti dall’inizio delle proteste. Nella sola giornata di giovedì 20 febbraio le vittime degli scontri in piazza sono state 80, secondo fonti ufficiali, oltre 100 secondo la piazza.

Da Sochi è arrivato un altro segnale di speranza: le ragazze del biathlon, che nei giorni scorsi avevano minacciato di lasciare i Giochi in polemica con Yanukovich, hanno vinto la medaglia d’oro nella staffetta, precedendo la squadra russa.

Euromaidan, la piattaforma rappresenta gli attivisti in piazza a Kiev, in un primo momento ha respinto l’accordo rilanciando la richiesta di dimissioni immediate del presidente, poi, come annunciato da uno dei tre principali capi del fronte anti-governativo, il nazionalista Oleg Tiaghnibok, ha deciso di accettare l’intesa.

Yanukovich per ora non fa cenno a scadenze né alla data del voto. Secondo media locali, però, le elezioni presidenziali dovrebbero tenersi alla fine di quest’anno e non nel 2015 come era previsto.

Da subito, però, i poteri presidenziali sono stati ridimensionati, con la Verchovna Rada, il Parlamento, che ha approvato con 387 sì e un solo no il ritorno alla Costituzione del 2004 che fra l’altro stabiliva che il Parlamento deve votare la fiducia ai ministri.

Subito dopo è stato destituito il ministro dell’Interno, Vitaly Zakharchenko, inviso all’opposizione. Il presidente filo-russo si è anche impegnato a non imporre lo stato d’emergenza e autorità e manifestanti dovranno evitare qualsiasi ricorso alla violenza.

Intanto, Yanukovich continua a perdere pezzi. Da Leopoli, nell’ovest filo-europeo, decine di poliziotti sono partiti per Kiev per difendere i manifestanti mentre il vicecapo di Stato maggiore dell’esercito, generale Yuri Dumanski, si è dimesso per protesta contro il tentativo del governo di coinvolgere le forze armate nella repressione delle violenze. Le sue dimissioni seguono l’uscita di scena del capo di Stato maggiore, Volodymyr Zamana, cacciato il 19 febbraio da Yanukovich senza dare spiegazioni. Zamana aveva preso pubblicamente posizione contro il presidente per l’ipotesi di imporre lo stato di emergenza in risposta all’ondata di proteste anti-governative.

E da Mosca il ministro dell’Economia russo, Alexej Ulyukayev, ha avvertito Kiev che il suo governo non ha ancora preso alcuna decisione sul versamento della seconda tranche da 2 miliardi di dollari di aiuti finanziari.

In giornata,la figlia dell’ex premier Yulia Tymoshenko, Evghenia, in visita a Roma, ha ribadito che l’unica via di uscita per la guerra civile è la convocazione delle elezioni presidenziali entro pochi mesi. “Yanukovich è delegittimato, deve essere processato per i crimini che ha commesso contro il suo popolo. Processate Yanukovich”, ha detto la figlia di Tymoshenko.

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