Rissa al Parco Coppola, la polizia al lavoro per identificare gli aggressori

di Nicola Rosselli

 Aversa. “Il leone e ferito ma nn e morto, questo penso che lo sanno chi ha voluto farti questo dispiacere… riprenditi presto fratelli un bacione sempre insieme”.

Questo post, fedelmente trascritto dal profilo Facebook di N.O., il 19enne ferito nella notte tra sabato e domenica scorsa, a margine di una maxi rissa, contiene evidenti propositi di vendetta. Sentimento assurdo già di per sé, ma ancora più assurdo se si considera che il ferimento del giovane è avvenuto praticamente nello stesso posto in cui era avvenuto l’assassinio di Emanuele Di Caterino, il 7 aprile dell’anno scorso.

Sangue su sangue. Sangue che è rimasto a terra, quasi a monito, ma inutile monito, a pochi metri dall’ingresso dell’ufficio postale di piazza Bernini, sino a lunedì mattina. Un monito inutile perché, accanto alle decine di messaggi di buona guarigione, su quel profilo fanno capolino i propositi di una vendetta che spaventa. Spaventa anche perché, da quanto è dato sapere, tra la vittima dell’altra sera e l’assurdo omicidio del giovanissimo quindicenne di San Cipriano d’Aversa dello scorso aprile sembra esserci più di un legame. Tanti, tantissimi i riferimenti all’episodio precedente sul profilo Facebook di uno stretto congiunto di Emanuele che sul profilo dell’attuale vittima ha postato: “Amore mio tu sei forte e poi c’è anche Emanuele che sta affianco a te…!a giorni ti vengo a trovare”.

Nessuno vorrebbe che la spirale di violenza, il sangue di giovani continui ad imperversare sulla movida aversana, che sembra non riuscirsi a scrollarsi di dosso la maledizione di una violenza gratuita, portata avanti da bulli che spesso hanno come scuola, che respirano il clima camorristico dei paesi caldi dell’Agro Aversano. Una scuola, un clima che credono debba essere adottato, respirato, studiato per dimostrare di essere uomini.

Non passa fine settimana, infatti, senza che non si registri almeno una rissa o un episodio di violenza quali, ad esempio, il tentativo di investire i vigili urbani presenti ai varchi della ztl di via Seggio o i sassi scagliati contro le auto di servizio degli stessi agenti di polizia municipale o i “gavettoni” di feci lanciati dalle finestre degli edifici di via Seggio sul popolo della movida. Ci sono, poi, quelle sfide assurde lanciate sul web a rafforzare il clima di violenza nel quale i giovani dell’Agro Aversano vivono.

Sul piano delle indagini relativamente al ferimento di N.O., gli agenti del locale commissariato sembrano segnare il passo, anche se non si esclude che a breve possa giungersi all’identificazione del o degli aggressori, soprattutto se la giovane vittima collaborerà con le forze dell’ordine per giungere a risultati concreti.

A controllo della movida aversana, di fatto, oltre ai cinque sfortunati vigili che rimangono in strada sino alle 2,30 nelle notti di venerdì, sabato e domenica, sembrano esserci solo i carabinieri. Dal reparto territoriale aversano, infatti, fanno sapere che sono ben quattro le pattuglie che nelle serate dei fine settimana presidiano le strade cittadine.

Inoltre, si ricordano gli ottimi risultati conseguiti nel campo della prevenzione in collaborazione con il servizio dipendenze dell’Asl aversana, portato avanti per diverse fine settimana con centinaia di giovani controllati, insieme alle proprie autovetture, anche con gli alcooltest eseguiti in maniera congiunta da militari e sanitari della struttura sanitaria normanna.

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