Mafia, politica, imprese: il dossier che fa tremare i potenti

di Antonio Taglialatela

 Roma. “Se li aprite viene giù l’Italia”, aveva detto ai finanzieri mentre gli portavano via il pc nel quale sarebbero custoditi i “segreti” di politici, imprenditori, boss mafiosi, alti prelati e agenti dei servizi segreti.

Si tratta di Paolo Oliverio, commercialista di fiducia di personalità delle istituzioni e uomini d’affari ma anche, secondo gli investigatori, “riciclatore” dei soldi della ‘ndrangheta e della malavita romana. A quanto è dato sapere, da una prima analisi dei file non cadrebbe proprio giù l’Italia ma un folto gruppo diverse “teste” importanti. Tra queste: Paolo Berlusconi, Claudio Lotito, Marco Squatriti, l’avvocato di affari ex marito di Afef Jnifen attualmente latitante, Lorenzo Borgogni, ex manager di primo livello di Finmeccanica, il faccendiere Flavio Carboni e il boss Ernesto Diotallevi, Alessandro Pagano, del Nuovo Centro Destra e l’ex senatore pdl Sergio De Gregorio ed infine i Camilliani, l’ordine da cui Oliverio aveva ottenuto una procura speciale per la gestione degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia.

Il commercialista fu arrestato agli inizi dello scorso novembre, insieme a due militari della Guardia di Finanza e all’allora Superiore generale dell’Ordine religioso dei Camilliani, Renato Salvatore, per aver organizzato un sequestro, o meglio un finto interrogatorio, in una caserma delle Fiamme Gialle, di due confratelli dell’Ordine, padre Antonio Puca e padre Rosario Messina, grandi elettori però di un candidato alternativo a Salvatore. I due, nel giorno delle votazioni furono fatti sparire, con la scusa di essere interrogati per garantire il fallimento della scalata ai vertici dei Camilliani di padre Monks.

Ma questa dei Camilliani è solo una parte della grande inchiesta, condotta dal pm romano Giuseppe Cascini, iniziata già prima di tale episodio, che vede Oliverio al centro di una organizzazione criminale, o meglio, ipotizzano gli inquirenti, di “un’industria del ricatto”. I clienti di Oliverio avrebbero tentato alcune operazioni finanziarie che in alcuni casi avrebbero consentito al commercialista di piazzare alcuni ‘colpi’ da milioni di euro. Tutto passava da decine di aziende, nella maggior parte dei casi intestate a prestanome, che il professionista avrebbe utilizzato per ‘ripulire’ fondi di provenienza illecita.

Nel suo computer sono stati trovati numerosi “report” su personalità e affari. Un vero e proprio archivio segreto quello di Oliverio che, nei suoi pc, nascondeva tra l’altro anche software per le intercettazioni illegali. E’ probabile, stando alle ipotesi investigative che in alcuni casi Oliviero si sia prestato a svolgere il ruolo di “informatore” per porre in essere dei ricatti e influenzare la Pubblica amministrazione (in particolare su inchieste della Finanza su imprenditori e grandi società e sull’attività di ispettori di Equitalia), anche con il coinvolgimento di boss della ‘ndrangheta calabrese, di ex appartenenti alla Banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge massoniche coperte da autorevoli rappresentanti del Clero.

Il Vaticano, un’altra istituzione coinvolta negli affari del commercialista, attraverso il contatto con i Camilliani. Secondo gli investigatori, il commercialista, avendo ottenuto una procura speciale dall’ordine per la gestione degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia, si occupava delle commesse e sarebbe riuscito a trasferire fondi all’estero, in particolare in Romania, attraverso un meccanismo che prevedeva“l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia, compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all’estero e ottenere in Italia la consegna contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione.Ma non è tutto.

Dai fascicoliinvestigativi emerge anche che l’uomo avrebbe “risolto” un caso di violenza sessuale che vedeva coinvolto un religioso, convincendo la vittima a non presentare denuncia.

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