Casa al Colosseo “a sua insaputa”: assolto Scajola

di Redazione

Claudio Scajola Roma. L’ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola è stato assolto in merito alla vicenda della compravendita della casa al Colosseo (la cosiddetta casa “comprata a sua insaputa” per la quale nel 2011 era stato indagato).

Per il giudice il fatto non costituisce reato. I pm Ilaria Calò e Roberto Felici avevano chiesto tre anni di condanna sia per Scajola sia per l’imprenditore Diego Anemone e il pagamento di una maxi multa di due milioni di euro. Anemone, accusato di finanziamento illecito, è stato prosciolto per intervenuta prescrizione del reato.

Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe pagato, attraverso l’architetto Angelo Zampolini, parte (circa 1,1 milioni di euro su 1,7 milioni) della somma versata nel luglio del 2004 da Scajola per acquistare l’immobile e avrebbe poi dato centomila euro per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento. La difesa confutò la ricostruzione dei pubblici ministeri affermando in aula che “le prove documentali e testimoniali emerse durante il processo hanno rivelato la superficialità e l’inesattezza delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza”.

Scajola, che nel 2010 fu costretto a dimettersi in seguito alla bufera della casa al Colosseo, ora tira un sospiro di sollievo. Tra le prime telefonate ricevute dopo la sentenza di assoluzione c’è stata quella di Silvio Berlusconi, al quale Scajola ha spiegato: “Ho sempre detto la verità. Questo processo non doveva neppure cominciare perché era tutto prescritto. La decisione del giudice di assolvermi assume un maggiore valore”.

Oltre che con Berlusconi, l’ex esponente del Pdl ha brevemente parlato al telefono con Fedele Confalonieri e Nicolò Ghedini. Poi, uscendo dal tribunale, l’amaro sfogo: “Tre anni e 9 mesi di sofferenza che nessuno mi restituirà più. Mi sono dimesso da ministro perché mi sono reso conto che qualsiasi cosa dicessi per difendermi non risultava credibile, anche se era la verità. Ho preferito fermarmi e aspettare perché mi attaccavano da tutte le parti”. “Ho sempre rispettato la magistratura – ha aggiunto Scajola – ma, come scritto questa mattina in un sms a mia moglie, la verità prima o poi viene sempre fuori”.

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