Ucraina sull’orlo della guerra civile

di Redazione

 Kyev. La situazione resta tesissima in Ucraina dopo il ‘no’ dell’opposizione alla proposta del presidente Ianukovich di guidare il governo.

Il Paese è sull’orlo di una guerra civile e ora si profila anche lo spettro di una secessione delle regioni sud-orientali. E intanto Yanukovich trema davanti ai continui successi degli insorti che stanno occupando i palazzi del potere uno dopo l’altro – è della tarda serata di domenica 26 la notizia della ‘presa’ anche del ministero della Giustizia – con una rapidità che rende chiaro come la situazione non sia più sotto il controllo delle autorità.

Nella ore scorse, subito dopo il ‘niet’ dell’opposizione, alcune migliaia di militanti hanno fatto irruzione in ‘Casa ucraina’, l’ex museo di Lenin nel centro di Kiev a circa 500 metri da piazza Maidan, cuore della protesta ‘europeista’ ormai fondamentalmente antigovernativa, ma anche vicino a via Grushevski, dove polizia e insorti si scontrano ormai da una settimana.

Dentro l’edificio erano asserragliati circa 200 uomini delle forze speciali e la lotta è stata, ancora una volta, violenta. Centinaia di insorti hanno bloccato l’accesso all’edificio e hanno infranto i vetri delle finestre del pian terreno lanciando molotov contro gli agenti. I poliziotti si sono allora chiusi in una formazione a testuggine con i loro scudi, e hanno risposto all’assalto con granate assordanti, senza però riuscire ad avere la meglio su una folla arrabbiata ma anche ben organizzata.

Alla fine è stato necessario l’intervento dell’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader dell’opposizione, perché gli insorti consentissero ai poliziotti di svignarsela da una porta laterale con i loro due feriti. In prima fila nella lotta c’erano i militanti di ‘Causa comune’ e quelli di estrema destra di ‘Right Sector’, armati di randelli, scudi ed elmetti. E a un gruppo di estrema destra, ‘Una-Unso’, apparteneva anche il giovane Mikhail Zhiznevski, uno dei manifestanti antigovernativi uccisi a colpi di fucile dalla polizia a Kiev al cui funerale nella cattedrale di San Michele hanno partecipato migliaia di persone, compresi i tre leader dell’opposizione.”Eroe” cantava la folla al passaggio del suo feretro nel centro.

Intanto, continuano i blitz contro i palazzi del potere a Kiev dove i manifestanti hanno ‘conquistato’ anche il ministero della Giustizia, come nel resto del Paese: al momento sono ben 14 su 25 le sedi dei consigli regionali occupate o bloccate dai manifestanti. A ribellarsi sono soprattutto le regioni dell’ovest, ucrainofone e più filo-occidentali, mentre l’est russofono – nonostante alcune proteste antigovernative – è fondamentalmente avverso agli insorti al punto che a Sebastopoli, in Crimea, diverse organizzazioni hanno proposto di formare uno Stato federativo denominato Malorossiya (Piccola Russia, come ai tempi degli zar) in Ucraina centrale e sudorientale.

E subito dopo il blitz al dicastero della Giustizia, il ministro Ielena Lukash, ha ammonito i manifestanti anti governativi che potrebbe chiedere lo stato di emergenza al Consiglio nazionale di sicurezza e difesa se non libereranno l’edificio del suo ministero.


Ianukovich sembra sempre più con le spalle al muro e ne è una prova la proposta di silurare il fedele premier Mikola Azarov per affidare il governo ad Arseni Iatseniuk, capogruppo del partito ‘Patria’ dell’odiata Iulia Timoshenko.

Il capo di Stato si è anche offerto di ridurre il proprio potere tornando di fatto alla Costituzione del 2004, ma per quanto riguarda le “liberticide” leggi anti-protesta, quelle che hanno portato all’esplosione dei combattimenti tra polizia e manifestanti il 19 gennaio, non ne vuole sapere di abrogarle, propone solo di “modificarle”.

Ma soprattutto Ianukovich non ha nessuna intenzione di mollare la poltrona, forse anche per paura di finire sotto processo visto che da quando è al potere lui e la sua ‘famiglia’ si sono arricchiti inverosimilmente e in maniera non chiara. Ma i dimostranti vogliono la sua testa, per cui difficilmente si giungerà a un compromesso se il capo di Stato non concederà elezioni anticipate: sia presidenziali che parlamentari, perché il partito di Ianukovich ha la maggioranza in parlamento e, se la mantiene, l’opposizione, nel caso accettasse di guidare il governo, non avrà i numeri in aula

La sua è stata una mossa furba, per dividere l’opposizione e farle assumere la responsabilità di uscire dal tunnel, lasciandola poi in un vicolo cieco. Ma anche disperata, un segno di debolezza che la piazza vuole sfruttare per la spallata finale.

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