Blitz contro immigrati, riprende il processo a carico di 12 vigili urbani

di Redazione

 Caserta. “Sono entrati nelle nostre abitazioni di notte, ci hanno puntato delle torce e ci hanno invitati a seguirli in caserma. Alla nostra domanda ‘perché fate questo?’, ci hanno risposto: ‘Uno di voi senegalesi ha fatto lo stronzo al mercato e non vi lasceremo andare fin quando non esce fuori’”.

Con le dichiarazioni di Nguirane Mouniro è ripreso mercoledì mattina il processo a carico dell’ex comandante dei vigili urbani di Caserta Francesco Delvino e di altri 11 vigili, che nella notte fra il 26 e il 27 aprile 2006 fecero irruzione in due appartamenti dove vivevano alcuni cittadini senegalesi, prelevandoli con forza e portandoli al comando locale dei vigili urbani.

“A seguito di un banale incidente al mercato che si tiene settimanalmente a Caserta, – sostengono le associazioni locali ‘Nero e non solo!’ e centro sociale ‘Ex Canapificio’ – in cui un cittadino senegalese urtò con l’auto un vigile provocandone delle escoriazioni, si mise in piedi, da parte dell’intero comando di polizia municipale, una vera e propria azione di rappresaglia, di ritorsione nei confronti della comunità africana. Una caccia all’uomo che portò venti innocenti, quasi tutti regolari, a essere rinchiusi ingiustificatamente per l’intera notte in celle-bagno del comando di polizia dopo che gli furono fatte togliere le cinture e i lacci delle scarpe”.

Nei giorni successivi ci furono le scuse ufficiali del prefetto e del commissario prefettizio al Comune di Caserta alla presenza dell’Ambasciatore del Senegal in Italia e i cittadini senegalesi nel luglio del 2006 presentarono al tribunale una querela per vedere riconosciuto il loro diritto di essere trattati senza discriminazioni. Il processo era ripreso nel mese di novembre, dopo sette anni da quella lunga notte e dopo che ha rischiato più volte di essere archiviato. In quell’occasione il tribunale aveva ascoltato la testimonianza di Ba Modou, che aveva ricostruito i fatti sottolineando le motivazioni reali che spinsero i vigili urbani a compiere la retata. Fatti che oggi, con la testimonianza di un altro protagonista di questa vicenda, si fanno ancora più chiari. L’intento, secondo gli avvocati dei migranti, era di colpire l’intera comunità senegalese che da anni vive e lavora a Caserta.

Presenti in aulale stesse associazioni“Nero e non solo!” O.n.l.u.s. e il Centro Sociale “Ex Canapificio”, ammesse già come parti civili al processo nonostante l’imputazione non prevedesse direttamente l’aggravante della discriminazione razziale.

La prossima udienza è stata fissata per il 19 marzo alle ore 12 al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, durante la quale saranno ascoltati Nguirane Ibrahime e Nguirane Modou, altre due vittime della retata del 2006. Una scelta che per Francesco Vicino, avvocato del centro sociale Ex Canapificio, serve solo ad allungare i tempi di un processo che potrebbe non vedere la fine: “Avevamo chiesto che fossero ascoltati solo alcuni dei cittadini senegalesi coinvolti, perché temiamo seriamente che il processo possa finire in prescrizione senza che i colpevoli paghino, ma la difesa si era già opposta”.

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