Indesit chiede 24 mesi di cassa integrazione

di Antonio Taglialatela

 Caserta. La Indesit Company chiede 24 mesi di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione, a partire dal primo febbraio, per 1783 addetti degli stabilimenti di Fabriano e di Teverola (Caserta).

La richiesta, comunicata alle Rsu, rientra negli interventi previsti per far fronte al calo di mercato e nell’accordo del 3 dicembre tra l’azienda guidata da Marco Milani, sindacati e ministero dello Sviluppo economico. Con l’intesa sul piano di riassetto, approvato anche dagli operai col 64% dei consensi in occasione del referendum aziendale, dai 1400 esuberi annunciati a giugno si è arrivati ad un’intesa finale che prevede una gestione morbida dell’impatto occupazionale del piano.

Scongiurata definitivamente ogni ipotesi di licenziamenti, attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali nel quinquennio 2014-2018. Accanto ai contratti di solidarietà, l’azienda metterà in campo anche incentivi all’esodo e l’impegno a non ricorrere all’utilizzo di procedure di mobilità unilaterali sino al 2018. Annunciati, inoltre, “investimenti straordinari in Italia per 83 milioni di euro” e “maggiori produzioni a più alto valore aggiunto”, con un “rinnovo quasi totale della gamma di prodotti”.

I tre industriali italiani, Fabriano, Comunanza e Caserta, “saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016”.Fabriano “sarà il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d’innovazione di forni da incasso (producendo anche quelli oggi realizzati in Polonia), di forni di piccole dimensioni (oggi realizzati in Spagna) e di prodotti speciali per la cottura”; Comunanza “il centro per l’innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale”; il sito casertano di Teverola-Carinaro “il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d’innovazione (producendo anche quelli oggi realizzati in Turchia) e dei piani cottura a gas da incasso (oggi prodotti a Fabriano e originariamente destinati in parte alla produzione in Polonia)”.

Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, indica ancora l’azienda, “verranno quindi trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell’Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo”.

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