Inchiesta Asl: voci su “De Girolamo indagata”, ma nessuna conferma

di Redazione

Nunzia De GirolamoBenevento. Mancano conferme ufficiali da parte degli organi inquirenti. Questi, tuttavia, non smentiscono nemmeno la voce secondo cui Nunzia De Girolamo, che domenica sera ha rassegnato le dimissioni da ministro dell’Agricoltura, sarebbe indagata dalla Procura di Benevento nell’ambito dell’inchiesta sugli affari dell’Asl sannita.

Diverse le persone interrogate dai magistrati sulla vicenda del bar dell’ospedale “Fatebenefratelli” affidato a dei parenti dell’ex ministro, la quale avrebbe chiesto di inviare “controlli” ai precedenti gestori. C’è poi un altro filone d’indagine riguardante una gara per il servizio 118 da quattro milioni di euro annui. Da parte sua l’avvocato della De Girolamo, Angelo Leone, sottolinea che, allo stato, non risultano comunicazioni in merito della Procura.

Il problema, per gli inquirenti, sarebbe l’utilizzabilità della registrazione privata e fatta di nascosto in casa del padre dell’ex ministro, allora semplice deputato, il 30 luglio 2012. In quell’occasione, il cosiddetto “direttorio” discuteva dell’ubicazione degli uffici Asl ad Airola e del Fatebenefratelli. Riuniti c’erano la De Girolamo, due collaboratori della parlamentare, il giornalista Luigi Barone e l’avvocato Giacomo Papa, suo vicecapogabinetto, e poi i vertici della Asl, il direttore generale Michele Rossi, tuttora in carica, e Felice Pisapia, colpito da un provvedimento restrittivo il 27 dicembre scorso e ora “gola profonda” dell’inchiesta.

De Girolamo aveva chiesto a Pisapia se fosse possibile fare un affidamento diretto per il 118, un appalto triennale da 12 milioni di euro. Il manager le diceva che ci voleva una gara. Giacomo Papa parlava allora di “bypassare la gara”. Pisapia sosteneva, però, che era rischioso e De Girolamo sembrava d’accordo, poi quando cominciavano a opporle motivi formali sbottava contro “ste cazzo di carte”. Ai pm Pisapia ha raccontatoche sarebbe stato lui a sventare la manovra del “direttorio” per la nuova gara, rifiutandosi di consegnare a Papa i capitolati in anticipo.

Ma gli inquirenti devono accertare se davvero nelle conversazioni registrate ci siano reati, finora non trovati. Qualcuno ipotizza il voto di scambio, l’abuso di ufficio o l’induzione indebita a dare o promettere utilità, introdotta dalla legge Severino del 2012, ossia quando “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità”. Reato che, dopo una sentenza della Cassazione, è ritenuto applicabile anche a condotte precedenti al novembre 2012. L’ipotesi, dunque, potrebbe essere che la De Girolamo, in qualità di deputato, dunque di pubblico ufficiale, avrebbe abusato di tale ruolo per chiedere l’invio di controlli delle autorità al fine di indurre l’ospedale ad affidare il bar ai suoi familiari.

Ma si tratta, appunto, di ipotesi. Una svolta potrebbe però arrivare a breve con altre conversazioni che andrebbero a chiarire il quadro giudiziario.

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