Napolitano avverte: “Massimo rigore sui decreti”

di Mena Grimaldi
 Roma. “Massimo
rigore”. E’ quanto chiesto dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera
inviata ai presidenti di camera e Senato, Laura
Boldrini
, Pietro Grasso, e al
premier Enrico Letta.

Una
sollecitazione sui decreti legge dopo la decisione del governo di ritirare il
dl salva Roma e di non convertirlo in legge. Un appello a rispettare i principi
d’urgenza dei decreti, ma anche a pensare ad eventuali modifiche dei
regolamenti delle Camere.

“Onorevoli presidenti, le modalità di
svolgimento dell’iter parlamentare di conversione in legge del decreto legge 31
ottobre 2013, n.126 recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed
Enti Locali nel corso del quale, al testo
originario del decreto sono stati aggiunti 10 articoli per complessivi 90
commi, mi inducono a riproporre alla vostra attenzione la necessità di
verificare con il massimo rigore l’ammissibilità degli emendamenti ai ddl di
conversione. Numerosi sono stati i richiami da me formulati nelle scorse
legislature, in presenza di diversi governi e in rapporto con diversi presidenti
delle Camere, alla necessità di rispettare i principi relativi alle
caratteristiche e ai contenuti dei provvedimenti di urgenza stabiliti
dall’articolo 77 della Costituzione e dalla legge di attuazione costituzionale
n. 400 del 1988”.

“Com’e’ noto – prosegue Napolitano nella sua
lettera indirizzata ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio –
sono stati ribaditi da diverse sentenze della Corte Costituzionale. In
particolare nella sentenza n. 22 del 2012, la Corte ha osservato che
‘l’inserimento di norme eterogenee rispetto all’oggetto e alla finalita’ del
decreto, spezza il legame logico-giuridico tra la valutazione fatta dal governo
sull’urgenza del provvedere e i provvedimenti provvisori con forza di legge’.
Valutazione fatta sotto la propria responsabilita’ e sottoposta al giudizio del
capo dello Stato in sede di emanazione. Conclude la Corte affermando che
“la necessaria omogeneita’ del decreto legge essere osservata anche dalla
legge di conversione”, riservandosi la facolta’ di annullare le
disposizioni introdotte dal Parlamento in violazione dei su indicati
criteri”.

E ancora: “Proprio a seguito di questa sentenza – prosegue
il presidente della Repubblica – il 22 febbraio 2012 ho inviato ai presidenti
pro-tempore delle Camere una lettere nella quale avvertivo che di fronte all’abnormita’
dell’esito del procedimento di conversione non avrei piu’ potuto rinunciare ad
avvalermi della facolta’ di rinvio, pur nella consapevolezza che cio’ avrebbe
potuto comportare la decadenza dell’intero decreto legge, non disponendo della
facolta’ di rinvio parziale. Esprimevo inoltre l’avviso – ricorda Napolitano –
che in tal caso fosse possibile una parziale reiterazione che tenesse conto dei
motivi posti alla base della richiesta di riesame. La stessa Corte
Costituzionale, de reato, fin dalla sentenza n.360 del 1996, ha posto come
limite al divieto di reiterazione la individuazione di nuovi motivi di
necessita’ e urgenza”.

Napolitano conclude con un appello la sua lettera:
“Rinnovo pertanto nello stesso spirito di collaborazione istituzionale
l’invito contenuto in quella lettera ad attenersi, nel valutare l’ammissibilita’
degli emendamenti riferiti ai decreti legge, a criteri di stretta attinenza
allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalita’, anche adottando
– se ritenuto necessario – le opportune modifiche dei regolamenti
parlamentari”.

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