Concordia, in aula De Falco. Mentre parla Schettino abbassa lo sguardo

di Mena Grimaldi
 GROSSETO. “Esortai
il comandante a risalire sulla Concordia, ma non ci sono riuscito”.

Lo ha
affermato il capitano Gregorio De Falco,
capo della sala operativa della Capitaneria di Livorno, durante l’udienza per
il processo sul naufragio della Costa Concordia, ricordando la telefonata con l’ex
comandante Francesco Schettino la notte
della tragedia del Giglio.

“Ancora oggi mi chiedo perché era sceso dalla nave”,
ha aggiunto il teste. “Alla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo
contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno”,
dice De Falco.

“A seguito di questo
ammettono che c’è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare
motovedette ed elicotteri di soccorso”.

“Mentre dalla nave ci davano
rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano
avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave
era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano
caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato
dalla nave”, racconta De Falco.

“Questo ci fece pensare che la situazione era
più grave e nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso”.’Vada
a bordo, c….!’ E Francesco Schettino abbassa lo sguardo agitando un foglio
scritto che tiene in mano, mentre parla con uno dei suoi avvocati.

Così
l’imputato del processo sul naufragio della Costa Concordia reagisce mentre
scorre l’audio della telefonata con cui De Falco tentò di convincerlo a
risalire sulla nave per coordinare i soccorsi ai passeggeri.

Durante la
testimonianza di De Falco Schettino ha interloquito spesso con la sua difesa,
anche scuotendo la testa e sorridendo in modo nervoso durante le telefonate più
concitate e drammatiche con De Falco.

“Quanti passeggeri ci sono ancora a
bordo, comandante?”. E Schettino: “Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo
massimo una decina di persone sull’altro lato”. “Ci sono donne, bambini? Quanti
sono? Si stanno buttando in acqua?”. “A bordo c’è una decina…”.

“Può verificare
questo dato? Voglio i dati”. “Io chiesi quante persone andare a cercare a bordo
– ha detto il capitano -, insistevo ma il comandante non mi sapeva dare le
risposte”.

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