“Movida e…malamovida”

di Antonio Arduino

 AVERSA. Dopo l’ennesimo episodio di violenza che ha caratterizzato la movida questo fine settimana arriva in redazione la mail di un lettore che fa delle amare considerazioni su movida e mala movida. Ve la proponiamo come momento di riflessione.

“La movida e’ un’opportunità, ma la malamovida e’ un problema. Chi intende frettolosamente definire la movida in maniera generica ed approssimata come categoria concettuale che comprende al suo interno tutte le problematiche e gli aspetti, quali i conflitti tra le varie componenti e le opportunità di sviluppo economico incorre in errore di valutazione di notevole portata. E dà un giudizio superficiale ed affrettato se afferma che la movida non può finire. Occorre distinguere il fenomeno economico, artistico e sociale della movida dalla malamovida che si connota come patologia sociale, ambientale, degenerazione che porta a problemi di ordine pubblico, sicurezza, incolumità, salute, inquinamento acustico e ambientale del centro storico, così come di qualunque altra zona di Aversa.

E’ la malamovida che deve finire! Questo deve essere l’impegno dell’Amministrazione, di tutte le forze dell’ordine, di tutti quei soggetti presenti in Prefettura alla riunione del Comitato ordine e sicurezza per l’esame dell’Ordinanza sindacale 259/13. Essi pongano in essere, per il bene della collettività, interventi mirati al controllo perché questa degenerazione ormai cronica del fenomeno, se da un lato genera malessere, insonnia, sindrome da annoyance nei residenti di tutte zone cui afferisce, dall’altro produce anche insicurezza e instabilità degli incassi da una settimana all’altra tra gli stessi imprenditori, quelli seri, quelli onesti, quelli che rispettano le ordinanze sindacali in materia.

Essi si vedono ‘soffiare’ la clientela dagli imprenditori che generano la malamovida, spregiudicati e scorrettamente concorrenti che disattendendo di fatto alla normativa locale e nazionale. Essi s’impossessano della strada, con emissioni sonore notturne che sforano di gran lunga i decibel consentiti, attirando magneticamente gli avventori che dirigono il loro flusso verso chi se ne frega delle ordinanze, verso chi in modo temerario, reiterato, in assenza di controllo concreto, sfida l’Amministrazione e le forze dell’ordine.

Ed è così che gli imprenditori onesti, quelli della movida, percepiscono la diminuzione quasi inesorabile dei loro incassi, del valore di avviamento delle loro imprese a causa di quei soggetti economici spregiudicati, sleali e senza scrupoli.

E’ la malamovida quella che fa i maggiori incassi, quella che attira gli avventori disattendono alla normativa comunale, chiudendo apparentemente la serranda alle ore 2, ma intrattenendo comunque gli avventori all’interno del proprio locale fino all’alba.

E’ la malamovida che organizza concerti live durante la settimana, soprattutto di giovedì, quando non c’è controllo, né ztl, a porte spalancate con impianti di diffusione sonora di tipo circense, da fiera e che emette musica a ‘palla’ in locali minuscoli, completamente sprovvisti di insonorizzazione a soffitti e pareti.

E’ la malamovida ad attirare di più la clientela, perché la trasgressione affascina, attira , perché il suono devastante della rock-band che tuona, esplode, squarcia l’orecchio e la notte della strada strettissima inebria; crea un’atmosfera più ‘in’di una filiodiffusione eco-sostenibile,come quella prodotta dalla movida.

E’ nella malamovida che vanno ricercati i pericolosi fenomeni dell’alcolismo , dell’ordine pubblico, della mancata sicurezza per avventori, residenti, imprenditori durante tutta la settimana e per la polizia municipale nei fine settimana quando è addetta al controllo delle transenne della ztl.

E’ la malamovida che genera il binge driking, ossia l’assunzione di almeno 6 cicchetti di seguito! questo fenomeno è soprattutto diffuso tra gli adolescenti che comprano tranquillamente presso alcuni imprenditori, per fortuna pochi, il cicchetto al costo di un euro, da quelli che somministrano liquori di scarsa qualità, forse provenienti dal mercato parallelo , dove una bottiglia di pseudo-sambuca può costare loro solo qualche euro , ma i cui effetti devastanti sulla salute dei clienti si ritrovano sotto forma di deiezioni sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio e sulle scale di alcuni condomini il sabato e la domenica mattina.

Sono questi coloro che ottengono lo smercio facile e vantaggioso e i grandi incassi. il tutto a discapito di quelle imprese di somministrazione che pagano a prezzo di mercato il liquore autentico, sicuramente più controllato, ad un prezzo molto più alto e quindi meno accessibile alla tasca degli adolescenti e degli adulti con pochi spiccioli in tasca.

E’ la malamovida quindia rivolgersi a chi non ha grandi budget, di solito gli adolescenti, che possono procurarsi un binge drinking con una modica spesa, o acquistare una bottiglia di liquore con una manciata di euro, racimolati tra due o tre amici e organizzare per strada il cosiddetto “botellòn”! : l’invito parte da facebook e ci si ritrova in una strada, in un vicolo, in una piazza della città, dove ognuno porta una bottiglia di liquore. Questo è il vero problema, la mala movida. Questo è il fenomeno che si deve risolvere e che deve finire! la movida invece va regolata, controllata, perché rappresenta uno start allo sviluppo economico ed un’opportunità per le imprese.

La differenza tra il fenomeno movida e la sua patologia non è sicuramente potuta sfuggire alle associazioni rappresentanti il commercio e neppure a quelle dei consumatori presenti nella nostra città, alle quali la F.i.p.e. (federazione italiana pubblici esercizi ) avrà di certo trasmesso gli studi commissionati annualmente al Censis i cui rapporti-studio non fanno altro che dare validità e fondamentoal contenuto di questa mail, peraltro questa differenziazione non può neppure essere sfuggita a chi, con diversi ruoli, è chiamato da amministrare e a controllare la città di Aversa.

Eppure, la malamovida è ancora imperante e provoca gravi danni. Ma allora viene naturale chiedersi perché alla convocazione della commissione controllo e trasparenza, avente ad oggetto un punto dell’ordine del giorno riguardante la movida, nessun componente si sia presentato e perché Aversa non somiglia alla Brescello immaginaria descritta da Guareschi, dove c’era un maggiore e più congruo bilanciamento degli equilibri , delle ….. “divergenze parallele….” fra i protagonisti.

Perché gli abitanti del paesino in questione al termine di ogni storia con la composizione, articolata sì, ma inevitabile dei perenni conflitti tra don Camillo e Peppone ottenevano comunque benessere e vivibilità e i cittadini di Aversa no?

Nella nostra città viene spontaneo chiedersi: dove è finito don Camillo?. Purtroppo il paesino di Guareschi appartiene alla letteratura! la città di Aversa invece appartiene alla realtà! Ma forse il rimedio per sopravvivere esiste. Di fronte all’immobilismo, in ultima analisi, conviene rifugiarsi nell’immaginario e sperare e sognare una città diversa. Tanto non costa niente”.

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