Simona Riso, si infittisce il mistero; due ore di vuoto e sim nei pantaloni

di Mena Grimaldi
 ROMA. La procura
di Roma continua a scandagliare la vita della giovane cameriera calabrese, Simona Riso, deceduta il 30 ottobre
scorso all’ospedale San Giovanni dopo essere stata trovata agonizzante poco
prima nel cortile dello stabile di via Urbisaglia dove viveva con altre tre
persone.

In particolare, gli investigatori stanno cercando dio ricostruire le
ultime ore di vita della giovane, ovvero dalle 4,30 del mattino, quando la
madre la chiama per farle da “sveglia” come fa tutti i giorni e l’orario in cui
è stata ritrovata agonizzante da una vicina.

Ancora poco si sa di questa
ragazza e così il procuratore aggiunto Pierfilippo
Laviani
ha chiesto ai carabinieri di sentire chiunque (amici, parenti,
conoscenti, abitanti del quartiere) sia in grado di fornire elementi utili.

Molte risposte potrebbero arrivare dall’esame di un tablet che la vittima usava
per chattare con gli altri e di due cellulari.

La ragazza, stando alle prime
testimonianze acquisite dai carabinieri, aveva avuto una relazione sentimentale
alcuni mesi fa, neppure troppo impegnativa, ed era ritornata single. Il giorno
prima di morire, poi, Simona non era andata a lavorare nell’hotel perchè doveva
osservare un normale turno di riposo.

Che cosa abbia fatto in quelle 24 ore che
hanno preceduto la sua caduta dal terrazzo condominiale è uno dei tanti
interrogativi a cui gli inquirenti vorrebbero dare una risposta.

Così come ha
destato non poche perplessità il ritrovamento in una tasca dei pantaloni della
sim card che Simona usava alternativamente per i telefonini e il tablet.

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