Il Cavaliere decadente

di Gennaro Pacilio

 ROMA. A nulla è servito il monito di Silvio Berlusconi ai suoi (ormai ex) parlamentari: “Ricordatevi di Fini!”.

La scissione si è consumata in una giornata uggiosa di un “sabato italiano” che resterà, probabilmente, impressa nella memoria del Cavaliere. Tra non molto queste parole suoneranno anche per lui. Molti diranno: “Ricordatevi di Berlusconi”, un imprenditore che ha avuto l’intuizione e la forza economica per ottenere milioni di voti, più volte, da vent’anni a questa parte, cambiando alleati, simboli e slogan.

Diciamola tutta: fregando milioni di italiani a suon di proclami, promesse e declamazioni che hanno emozionato, suggestionato, trascinato, ma non hanno cambiato neppure un pizzico del sistema di potere italiano. Ci hanno portato, invece, sull’orlo di un baratro da cui, piaccia o meno, solo super Mario (Monti)ci ha tirato (almeno per un attimo) fuori. Almeno fino a quando lo stesso Berlusconi non ha deciso che era giunta l’ora di bloccare anche SuperMario.

Ebbene, chi prosperava nei privilegi, oggi prospera ancor più di vent’anni fa. Chi campava a stento, stenta come e più di allora, ed è stato nel frattempo affiancato da ampie fasce delle popolazione italiana che pagano il prezzo del crack economico del Paese. Già, perché intanto il debito pubblico è fortemente aumentato e la produttività crollata. Il nostro Silvio, diceva di essere perseguitato dalla magistratura ma, non solo non ha fatto nulla per riformare la giustizia, ma contro la giustizia “ad personam”, ha sfornato in serie leggi “ad personam”.

Il risultato è stato di dare ai suoi avversari, fortissimi argomenti per gridare all’uso privato del potere esecutivo. Non contento, ha pensato bene di trasformare le sue abitudini ed i suoi privatissimi piaceri in esibizioni a forte rischio di reato, per la contiguità, diciamo così, con frequentazioni di minorenni. Anche qui risultati pregevoli, la sua posizione giudiziaria è stata appesantita di imputazioni incompatibili con la premiership di un Paese moderno e, soprattutto, secondo il noto motto “per gli eccessi di qualcuno non si fa credito più a nessuno”, si è creato in Italia un clima antiliberale in cui il “guardonismo” è diventato lo sport più popolare, sull’onda di intercettazioni incontrollate e indecenti, nonché di un penoso revival di sessuofobia anni ’50.

In definitiva, si può tranquillamente affermare che è stato proprio lui, il Cavaliere “decadente”, ad essere stato affossato da Fini che gli ha impedito di continuare a sfornare leggi “ad personam” togliendogli di fatto la maggioranza. Ora non gli resta altro che togliersi di mezzo per far posto ad un vero centrodestra popolare europeo, fatto di persone perbene…nella speranza che ce ne siano ancora.

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