Camorra, detenzione illegale di armi: nuova ordinanza per Verolla

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. Un’altra ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a Nicola Verolla, 67 anni, di Lusciano, già detenuto nel carcere avellinese di Bellizzi Irpino per vicende collegate al clan dei casalesi.

L’accusa contenuta nel nuovo provvedimento cautelare, emesso dal tribunale del riesame di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è quella di detenzione illegale arma con aggravante di aver agito fine agevolare il clan. Provvedimento scaturito da un ricorso per Cassazione presentato dalla Procura antimafia partenopea a seguito della scarcerazione disposta dal tribunale del riesame, successiva all’arresto del 4 ottobre 2012.

Verolla è ritenuto il custode delle armi e dell’autovettura utilizzati per l’omicidio di Antonio Petito, avvenuto a Casal di Principe l’8 febbraio del 2002. L’uomo fu ucciso perché, dopo un banale litigio per motivi di viabilità, aveva quasi investito Gianluca Bidognetti, all’epoca tredicenne, figlio del boss Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, e ciò significò aver “offeso l’onore della famiglia”.

Una “offesa alla famiglia” che la madre di Gianluca, Anna Carrino, decise di lavare con il sangue. Fu proprio lei, infatti, a chiedere all’allora reggente del clan, Luigi Guida, di organizzare la spedizione omicida. Guida, dalle cui dichiarazioni sono scaturiti gli arresti, insieme a quelle di altri pentiti (tra i quali la stessa Carrino, Emilio Di Caterino e Massimo Iovine), esplose contro Petito, che era in auto, vicino alla sua abitazione, 12 colpi di pistola calibro 9 a distanza ravvicinata.

L’azione fu osteggiata da alcuni componenti del gruppo dei casalesi in quanto ritenuta troppo cruenta in rapporto al torto subito: questi, infatti, suggerirono solo di intimorire Petito, poiché ritenuto un bravo ragazzo. Ma Guida fu irremovibile sulla sua decisione e mise subito a tacere le voci dissonanti sul destino della vittima. Nell’omicidio risultano coinvolti, oltre a Guida e Verolla, l’altro pentito Luigi Grassia, Giovanni Letizia, 33 anni, già arrestato nel 2008 in quanto componente del gruppo stragista di Setola, e Gaetano Pagano, 61 anni. Letizia ebbe il ruolo di autista della vettura Audi A6 dalla quale scese Guida per commettere l’omicidio. Seduto, dietro di lui, c’era Grassia, anch’egli armato. Verolla custodì armi e vettura, mentre Pagano mise a disposizione un deposito di sua proprietà dove gli esecutori materiali si erano appostati prima di partire per commettere il delitto.

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