Lino Romano, ergastolo al killer: “L’ho ucciso io, ma non mi pento”

di Redazione

 NAPOLI. Lino Romano fu ucciso anche se non c’entrava nulla con la faida di camorra. Per questo motivo il giudice Francesco Cananzi ha condannato all’ergastolo Salvatore Baldassarre nel processo con rito immediato scaturito da un’inchiesta lampo condotta da Sergio Amato ed Enrica Parascandalo.

 Lino, 29 anni, operaio,fu ammazzato per sbaglio a Marianella, quartiere a nord diNapoli, il 15 ottobre 2012. Obiettivo dell’agguato, maturato nella faida tra Scissionisti e “girati”, era Domenico Gargiulo, detto “Sicc ‘e penniello”. Alla lettura del dispositivo i genitori e la sorella di Lino sono scoppiati in lacrime. Baldassarre invece ha ribadito di non essere pentito. “Mi pento davanti al giudice e a Dio ma non farò come i collaboratori di giustizia”.

Le pene riguardano anche altre persone coinvolte, a vario titolo, nella tragica vicenda. Giovanni Marino (che guidava l’auto con a bordo Baldassarre) è stato condannato a 18 anni e 8 mesi; i fratelli Carmine Annunziata a 16 anni e Gaetano Annunziata e la madre, “basista”, Anna Altamura a 14 anni. La donna, casalinga, si pentì alcuni giorno dopo l’omicidio raccontando di aver avvertito il killer con un sms. Il sicario era registrato nella rubrica del suo cellulare col nome “Amore”. Salvatore Baldassarre si mosse e sbagliò bersaglio,uccidendo Lino, che stava andando a giocare a calcetto.

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