Intervista a Lello Ferrara: “La gente ricorda me, non Ciaramella”

di Nicola Rosselli

 AVERSA. “Dopo 15 anni siamo ancora qui…”. Inizia con queste parole il nostro incontro con l’ex sindaco di Aversa Lello Ferrara.

Lo abbiamo interpellato in ricordo di quanto avveniva allora, sino alla soglia del Duemila e quanto si sta verificando oggi. Ferrara, sindaco mai dimenticato, nel bene e nel male, al di là dei giudizi, compie alcune riflessioni su alcuni temi di attualità allora e oggi.

“Una buona esperienza amministrativa nel nostro territorio – esordisce – al di là del giudizio, non si può caratterizzare se non come una rottura con il precedente. Il punto focale di quell’esperienza nostra, terminata da 15 anni, è che, nell’arco degli ultimi 67 anni, è stata l’unica di rottura ed in quanto tale si è cercato di rimuoverla dalla storia della città. Dopo la nostra esperienza c’è stata subito una ricomposizione sociale, quasi un elemento antropologico. Andavamo rimossi. Ma ancora oggi, dopo tanti anni ci si ricorda di Ferrara e non di Ciaramella, al di là dei giudizi, e questo è un dato di fatto. Un blocco culturale diverso ha spezzato un blocco economico preesistente, facendo emergere una nuova esperienza, subito, poi, immediatamente ricomposto. Allora riuscimmo a vincere, ma, poi, la ricomposizione è stata granitica e fino ad Aversa Bene Comune sono riusciti a giocare d’anticipo e ad espellerci grazie ai loro anticorpi continuando nella mediocrità”.

Cosa intende per mediocrità? “Nel momento in cui non c’è più conflitto, è evidente che si appiattisce tutto. Un esempio: Cella perché dopo essere stato un improbabile candidato a sindaco per il centrosinistra è passato al centro destra? Non è il problema di Cella in sé, ma di una situazione che si registra anche altrove. Questo accade perché manca il conflitto, la dialettica. La sfera politica si appiattisce e diventa mediocrità. Sia chiaro, siamo di fronte ad uno scontro politico con vincitori e vinti. Quelli che hanno vinto, quelli che hanno governato negli ultimi 15 anni ci hanno portato ad oggi dove si parla di categorie neutrali come quella delle generazioni e non di classi sociali, Da qui l’appiattimento con tutti responsabili, nessuno responsabile. Le responsabilità, invece, vanno individuate. Chi ha governato è il primo responsabile”.

Se dovesse evidenziare, oggi, tre priorità per la città, quali evidenzierebbe? “Terra dei fuochi, tribunale e futuro della Maddalena, senza alcun dubbio”. Andiamo per ordine iniziando dalla novità: il tribunale. “E’ opportuno precisare che bisogna accantonare questa rincorsa ai meriti fine a se stessa. La nostra città ha avuto la fortuna di avere un immobile al centro già di proprietà del Ministero competente e senza necessità di ristrutturazioni pesanti e, anche grazie a chi ha saputo battersi nelle sedi opportune, abbiamo avuto il tribunale. Ma il bello viene ora. Dobbiamo soddisfare la domanda di giustizia che viene dai cittadini ed oggi non riusciamo a farlo. Lo dico come operatore del diritto: quel tribunale esiste solo sulla carta. Nella sezione lavoro, già oggi abbiamo oltre tremila giudizi pendenti, mentre al civile sta operando solo la sezione stralcio. Mi domando: cosa accadrà quando faremo sul serio? Quando andremo a regime? Per giungere in quella zona abbiamo due strade, ma, poi, cosa succede in zona? Vogliamo fare in modo che gli aversani, tra scuole e tribunale, passino la mattina chiusi in casa? La prima cosa da fare, da pretendere, per non bloccare tutto, è l’abbattimento delle mura perimetrali del Saporito. Solo così potremo decongestionare l’intera zona e avere altri immobili a disposizione per la cittadella giudiziaria. Del resto, l’opg dovrebbe chiudere a marzo prossimo, quanto costa anticipate l’operazione di tre mesi? In tema di mobilità, poi, vanno istituite navette dal tribunale alle varie stazioni cittadine”.

Sull’area della Maddalena sembra esserci l’attenzione di qualcuno. Si adombrano interessi speculativi….. “Partiamo col dire che c’è un vincolo di destinazione sanitaria che non può essere aggirato nemmeno con una permuta, come qualcuno ipotizza. Anche in questo caso sono trascorsi inutilmente 15 anni. Possibile che le amministrazioni pubbliche non si preoccupino del destino di un bene così importante e vasto ubicato a confine tra i comuni di Lusciano, Aversa e Trentola Ducenta? Perché non si da vita ad un progetto intercomunale? Chi mi intervista conosce bene la mia idea originaria di oltre 20 anni fa: un campus universitario tra i più belli d’Italia, ma ci sno stati diversi ostacoli, anche se credo che anche oggi può essere ancora perseguita. Un’idea ancora più forte, anche se occorre battersi a livello intercomunale, potrebbe essere quella di un parco di eccellenza intercomunale, ovviamente non dobbiamo ammettere nemmeno un centimetro quadrato di proprietà privata. Ora, dopo 20 anni di inutili diatribe, arriva l’Asl da Caserta a decidere il destino della più grande risorsa ambientale del nostro territorio”.

La nostra terra divenuta terra dei fuochi, un disastro che viene da lontano, come ci siamo arrivati? “Nella ciclica discussione sul problema (1996/97, 2008, oggi) manca sempre un pezzo. Nel 1997 ci sono già gli atti parlamentari della Commissione Ecomafie, che agiva con poteri inquirenti, presentati ad Aversa nell’aula consiliare dai quali sappiamo che sono stati mappati 46 siti inquinanti con rifiuti tossici. Insomma, 18 anni fa già conoscevamo i siti. Il Coordinamento dei sindaci del famigerato triangolo avviò, con l’appoggio di Scalia, un confronto con i ministri dell’interno, Napolitano, e dell’ambiente Ronchi, sfociato, nel luglio del 1997,in un protocollo d’intesa che impegnava il governo ad effettuare la bonifica dei siti. Un mese dopo, il governo Prodi, con un Dpcm, finanziò la bonifica con poco meno di 800 miliardi di lire, altro che i 50 milioni di oggi. Due anni dopo questi fondi sono stati stornati e attribuiti al Commissariato per la gestione rifiuti. La bonifica non c’è stata.Ci sono responsabilità precise e individuabili. Le classi politiche successive sono state ferme con l’aggravante del trascorrere di altri 15 anni. Quello che colpisce è la mancanza di memoria. Dopo l’intervista di Schiavone a Sky si è iniziato a scavare a Casal di Principe. Perchè non lo hanno fatto 17 anni fa? Le nuove generazioni devono sapere per decidere. I giovani affermano di non voler fare politica. Devono farla non liquidando tutto nell’alternativa generazionale. C’è una classe dirigente che ha avuto delle responsabilità. No, non siamo tutti uguali. Io no. Tanti, tanti altri insieme a me”.

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