Multiservizi, Bortone: “Meschinità che non meritano risposta”

di Redazione

 SANT’ARPINO. L’avvocato Cesario Bortone, presidente della Ecoatellana Multiservizi, replica alle accuse lanciate di recente dal leader dell’opposizione, Francesco Capone.

Carissimo Francesco,

tra il furto di una gallina e la rincorsa ad un cap(p)one, trovo comunque il tempo di scriverti queste poche righe, affinché tu possa fissare bene in mente i pochi concetti che seguono.

Ho preso atto, con neanche tanta sorpresa, che il mio comunicato di qualche giorno fa in merito alle difficoltà dei dipendenti dell’Ecoatellana Multiservizi e alla tua urlata richiesta di chiarimenti?, di capri espiatori? boh…! , per mezzo del quale t’invitavo a un “proficuo confronto sul tema” , ti ha scosso profondamente e di questo me ne dolgo. Evidentemente, la possibilità di confrontarti seriamente sul tema, ha destabilizzato il tuo equilibrio psicologico.

La reazione, rappresentata dal tuo “volantino domenicale”, è espressione di rara barbarie comunicativa, un vero concentrato di porcherie senza fondamento.

Dico rara e non rarissima, perché essa contiene tratti distintivi (leggi argomenti e passaggi in dialetto napoletano e non solo), comuni ad altri mirabili esempi di virtù espressiva, riscontrati non molto tempo fa in volantini allora anonimi.

Fatto sta, che da “leader” del movimento per la liberazione di Sant’Arpino dai barbari, ti ritrovo nel ruolo, di fatto più inglorioso, di pupazzo manovrato da un puparo senza alcuna credibilità. Hai voluto fare tuoi i nemici di qualcun altro, e cioè di quell’insospettabile mentore che, solo qualche settimane fa, dal palco elettorale dove pontificavi, agghindato nel tuo cappottino blu, individuavi come l’origine di tutti i mali. Ti sei abbandonato al meschino tentativo di demolire l’immagine pubblica e privata delle persone. Ma tieni bene a mente: prima di parlare del sottoscritto dovresti sciacquarti abbondantemente il cavo orale.

Benzina, formaggio, mensilità, fotocopiatrici, consulenze, ecc. sono meschinità che non meritano risposta: non meritano un minuto in più del mio tempo (ho da fare con le galline ricordati!). Consegnandoti delle risposte, ti attribuirei un rango e una dignità politica che non possiedi.

E poi, diciamoci la verità, a te, pieno come sei delle tue possibilità e delle tue (effimere) certezze, cosa importa di Sant’Arpino?!? La tua smania di protagonismo ti ha solo asservito al gioco di qualcun altro.

Una cosa però tengo a dirtela, quello di censore che ti sei cucito addosso è un ruolo pesante: richiede coerenza e irreprensibilità nei comportamenti, nel privato come nel pubblico. Ebbene, sull’irreprensibilità il tempo è sempre galantuomo, rendendo giustizia a ognuno per quanto fatto, quanto alla coerenza mi sa che sei partito maluccio.

In conclusione, per salutarti (ma sono certo solo per adesso), voglio omaggiare anch’io le nostre comuni radici campane e la grande saggezza napoletana, facendo riferimento alla mirabile interpretazione di Don Ersilio (nell’Oro di Napoli) al secolo Eduardo De Filippo: lui si che sapeva dare la giusta dimensione alle cose e alle persone.

Con mutata stima, Cesario Bortone (o, se preferisci, “l’avvocatuccio”)

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