Roma, confiscati beni per 120 milioni all’imprenditore Marcaccini

di Redazione

 ROMA. Maxi confisca da 120 milioni di euro, tra beni mobili e immobili di pregio, quella compiuta dagli agenti della Dia di Roma e Reggio Calabria nei confronti di Federico Marcaccini, 43 anni, noto imprenditore romano.

Il provvedimento arriva dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dall’immobiliarista, condannandolo, tra l’altro, al pagamento delle spese processuali. Si tratta di 33 società di capitali, di cui ventisette con sede a Roma, quattro in provincia di Roma e due a Latina, operanti nei settori immobiliare, edilizio, ricerca e sviluppo nei comparti ambientale e tecnologico, commercio di autovetture e gestione servizi aeroportuali.

Tra i beni confiscati di particolare rilievo, a Roma: l’immobile locato alla società di gestione del teatro Ghione – quest’ultima estranea ai fatti ed al sequestro – adiacente piazza San Pietro; una villa in stile liberty a 4 piani in zana Nomentana-Porta Pia; un fabbricato con 10 unità immobiliari nella centralissima via di Ripetta; tre immobili adibiti a garage e magazzini per complessivi 1800 metri quadrati, in via Tuscia, via Leone Magno e via Santa Maria delle Fornaci; due immobili adibiti ad uso alberghiero a Taormina, e Fabbrica di Roma (Viterbo); due ville a più piani con ampio parco annesso a Sabaudia (Latina); altre villette ed appartamenti a Fabrica di Roma, Mentana e Rignano Flaminio.

La confisca ha interessato, inoltre, disponibilità finanziarie costituite da rapporti bancari di vario titolo per un valore stimato di circa un milione e mezzo di euro, nonché dal contenuto di una cassetta di sicurezza in cui erano custoditi orologi e monili di cospicuo valore.

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Marcaccini era stato sottoposto, nell’ambito dell’operazione “Overloading”, ad un provvedimento restrittivo di fermo emesso il 29 novembre 2010 dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, unitamente ad altre 76 persone, tutte ritenute associate una vasta e ramificata consorteria criminale di San Luca (Reggio Calabria) dedita al traffico internazionale di ingenti quantità di cocaina tra la Colombia e l’Italia.

All’interno dello scenario investigativo delineato, Marcaccini, detto “Er Pupone”, grazie ai suoi contatti con esponenti della potente cosca Pelle del comune calabro, fungeva da importante finanziatore delle illecite attività realizzate dall’organizzazione criminale.

Il suo attivismo imprenditoriale, nonostante la giovane età e, soprattutto, la modestissima posizione reddituale ufficialmente dichiarata, aveva insospettito gli investigatori che, al termine di approfonditi accertamenti patrimoniali disposti dal direttore della Dia, eseguivano nel settembre 2011 un provvedimento di sequestro anticipato dei beni dell’imprenditore, disposto, ai sensi della normativa antimafia, dal tribunale capitolino.

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