Morto Alberto Musy, ora processo da rifare

di Mena Grimaldi
 TORINO. E’ morto martedì notte Alberto Musy, il
consigliere comunale di Torino ferito il 21 settembre 2012 sotto la sua
abitazione di Torino e da allora in coma. Musy era stato ferito con dei colpi
di pistola sotto la sua abitazione di via Barbaroux da un uomo con il volto
coperto da un casco che indossava un impermeabile lungo e che si era poi
allontanato a piedi.

Le telecamere di videosorveglianza nel centro storico di
Torino lo ripresero, ma ci volle molto tempo prima che la polizia individuasse
un presunto responsabile, arrestato un anno dopo, ovvero Francesco Furchì, che era stato candidato alle ultime elezioni
comunali di Torino nelle quali sosteneva Musy e che avrebbe agito per rancori
causati dai mancati aiuti di Musy in alcune vicende, come il tentativo di
acquisizione della fallita Arenaways.

Tra l’altro, l’udienza del processo è
iniziata proprio con l’annuncio della morte di Musy.

“Piu che essere dispiaciuto
non posso dirvi niente”. Lo ha detto Francesco Furchì in aula al processo. “Indipendentemente
dal ruolo da noi svolto, meramente professionale, non possiamo non esprimere
l’umana solidarietà, la più sentita, alla famiglia di Alberto Musy. Non ci sono
parole”.

Lo ha detto l’avvocato Giancarlo
Pittelli
, difensore di Furchì. A margine dell’udienza anche la sua collega Maria Rosa Ferrara, codifensore, ha
dichiarato: “Vogliamo esprimere il più profondo cordoglio nei confronti della
famiglia di Alberto Musy, che sta vivendo questa tragedia. Continueremo a
difendere Francesco Furchì come abbiamo sempre fatto finora”.

L’udienza al
tribunale di Torino è iniziata con l’annuncio alla corte della morte del
consigliere comunale da parte del suo legale, l’avvocato Giampaolo Zancan.

“Questa notizia della morte getta il lutto.
Alberto Musy non si è mai risvegliato dopo l’aggressione”. Dopo di lui, in
assenza del certificato di morte, è stato chiamato a testimoniare il medico che
ha sempre assistito Alberto Musy, Antonio
De Tanti
, direttore clinico del centro Cardinal Ferrari di Parma.

“Ho
curato e assistito Musy – ha detto – anche in seguito nella struttura dove era
ospitato.Il paziente si trovava in condizione di stato vegetativo severo e
nonostante gli esami ripetuti nel tempo, la prognosi non dava margini di
evolutività. Non ho visto la documentazione clinica relativa a questi ultimi
giorni ma ho parlato con la direttrice sanitaria del centro in cui Musy era
ospitato e ho saputo che lui da un giorno o due era febbrile. Era stata
intrapresa una terapia antibiotica il per sospetto di un’infezione alle vie
respiratorie. L’insufficienza respiratoria era grave con broncospasmo e
conseguente arresto. È stato inutile l’intervento del 118. Le infezioni nelle
vie aree sono una delle complicanze più frequenti in questi casi”.

Roberto Furlan, il pm, ha chiesto alla
corte di poter procedere all’autopsia. Che, oltre ad accertare le cause del
decesso, dovrà stabilire se esiste un nesso diretto e inequivocabile con il
ferimento: è questa la condizione su cui si potrà basare il cambio del capo
d’accusa in omicidio volontario. Il pm, durante il suo breve intervento, ha
fatto presente ai giudici che, in linea teorica, la procura potrebbe aprire un
fascicolo autonomo.

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