M5S, la De Pin vota la fiducia a Letta in lacrime tra insulti e minacce

di Mena Grimaldi
 ROMA. Mercoledì
mattina durante le dichiarazioni di voto per la fiducia al Governo di Enrico Letta è successo di tutto. Scene
che non fanno bene ai cittadini investiti da una crisi non solo economica e che
non promettono nulla di buono.

Come il caso della senatrice Paola De Pin, accusata durante il suo
intervento dagli ex colleghi del M5S di essere una “venduta”.

La De Pin,
annunciando il suo voto di fiducia al governo Letta ha accusato i grillini di
avere compiuto “un tradimento verso gli elettori che chiedevano il cambiamento
e di classico cinismo partitocratico ed intollerante”.

Le parole di Paola De
Pin hanno scatenato l’ira di alcuni senatori pentastellati che sono insorti
contro di lei con urla (venduta!) e che hanno cercato di raggiungere il suo
banco, fermati dai commessi dell’Aula e da alcuni parlamentari del Pd.

La De
Pin, alla fine del suo intervento, è scoppiata in lacrime. E’ stato necessario
l’intervento del presidente Grasso per ristabilire la calma, e lo stesso
premier Enrico Letta, nel suo intervento di replica: “Non ne posso più di
lezione di morale da chi minaccia chi ha cambiato idea”.

Sui social
network non sono mancati attacchi ai dissidenti, con gli attivisti che hanno
insultato la senatrice De Pin e la senatrice Gambaro, bersagliate da attacchi
di ogni tipo. “Piccole statiste crescono”, ha scritto qualcuno. In ogni caso,
gli ex M5S sono effettivamente nel mirino dei vertici del movimento.

Claudio Messora , uno dei portavoce
grillini, su Fb non usa mezze giri di parole: “Il Paese crolla, il tema è il
rinnovo della fiducia al governo e gli ex 5 Stelle come Paola De Pin anziché
argomentare sulle ragioni di una scelta che investe 60 milioni di italiani (la
proroga a un modello di larghe intese ampiamente fallito), usano i minuti
dell’intervento in aula a loro disposizione non per motivare la loro scontata
adesione al governo Letta, ma per attaccare il Movimento 5 Stelle”.

Per Messora
l’appoggio all’esecutivo “finisce così per evidenziare chiaramente solo una
cosa: tra tornare a casa alle proprie occupazioni o disoccupazioni abituali e
il restare ad abitare palazzi dalle pareti rivestite di drappi e di velluti
rossi, sicuramente ci sono persone che non hanno mai neppure pensato che si
possa operare una scelta”.

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