Ergastolo per Lisandra Aguila Rico. Lettera di scuse: “Chiedo perdono”

di Emma Zampella

Lisandra Aguila RicoLIGNANO. Ergastolo per la giovane cubana, Lisandra Aguila Rico, accusata dell’omicidio dei coniugi Burgato, massacrati nella loro villetta di Lignano Sabbiadoro la notte tra il 18 e il 19 agosto 2012.

Ad emettere la sentenza è stato il gup Roberto Venditti del Tribunale di Udine al processo con rito abbreviato. La giovane non era in aula al momento della lettura della sentenza. Alla scorsa udienza il pm Claudia Danelon aveva chiesto la condanna all’ergastolo per la ragazza, accusata del duplice omicidio in concorso con il fratello Reiver, che è rinchiuso nel carcere de L’Avana dopo che le autorità locali lo hanno condannato per il delitto a 20 anni di prigione. Il giovane avrebbe guardato la sorella che sferrava le coltellate mortali, senza intervenire. La Procura avrebbe chiesto anche per lui l’ergastolo se la sua detenzione a Cuba non avesse portato a uno stralcio giudiziario.

Lisandra, arrestata da settembre è rinchiusa a Trieste nel carcere del Coroneo. Alla prima udienza del processo con rito abbreviato, la pm aveva ripercorso minuziosamente la sequenza della mattanza, proiettando in aula anche un power point con le immagini crude del duplice omicidio dell’anziana coppia di commercianti di Lignano Sabbiadoro.L’omicida ancora una volta aveva negato la responsabilità materiale del delitto e chiesto perdono a Michele Burgato, figlio delle vittime.

“Chiedo perdono per quello che è successo, se potessi tornare indietro non lo rifarei” aveva detto Lisandra al termine dell’udienza, dopo aver chiesto la parola. La 22enne aveva anche letto tra le lacrime una lettera di scuse molto accorata scritta di suo pugno in carcere e rivolta a Michele Burgato e agli altri familiari. La ragazza fino all’ultimo ha continuato a sostenere, come ha fatto anche il suo avvocato Carlo Serbelloni nell’arringa, la estraneità alla fase materiale dell’omicidio, avvenuto a suo dire per mano del fratello, quando lei non era nella stanza dell’orrore. I familiari di Paolo e Rosetta non le hanno mai creduto.

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