Decadenza Berlusconi, sarà voto palese

di Redazione

 ROMA. Sarà votata dall’aula di Palazzo Madama con il voto palese la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, per effetto della legge Severino e a seguito della condanna definitiva per frode fiscale.

I senatori dovranno esprimersi pubblicamente sul destino del leader di Forza Italia e, di conseguenza, assumersi la responsabilità di un eventuale voto in dissenso dalla linea del proprio gruppo parlamentare. Lo ha deciso la Giunta per il regolamento, che dopo lo stop di martedì sera si era riunita di nuovo questa mattina per decidere sulla richiesta del Movimento 5 Stelle di una votazione pubblica.

La svolta – sancita da sette voti a favore contro sei contrari – è arrivata con la decisione della senatrice Linda Lanzillotta, ex Pd e ora Scelta Civica, di sostenere le ragioni del voto palese dopo che negli ultimi giorni aveva preso tempo riservandosi di ponderare al meglio la questione. Lo scorso 4 ottobre la Giunta per le autorizzazioni del Senato aveva dato parere favorevole alla decadenza.

La decisione di Scelta Civica di optare per il voto palese, riferisce l’Ansa che cita fonti Pdl, avrebbe irritato Berlusconi a tal punto da far saltare un pranzo già fissato con il vicepremier Angelino Alfano e il resto della delegazione governativa pidiellina.

“Il fatto è che Berlusconi non ha più nulla da dire ai governativi” spiega un esponente del partito che l’Ansa mantiene anonimo limitandosi a definirlo “un big azzurro”. E fioccano le reazioni tra i cosiddetti “falchi”: “Una pagina buia per le regole parlamentari. – dice il leader del gruppo Pdl al Senato, Renato Schifani – La Giunta del Regolamento, a maggioranza e con un voto deliberatamente politico, ha violato le regole in maniera surrettizia, con grave responsabilità dello stesso presidente del Senato, per consentire al Pd e ad altre forze di imporre ai loro senatori un voto contro il leader del centrodestra. La giornata di oggi non potrà non avere conseguenze”. Anche il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, tuona sdegnato: “Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile”.

Di segno opposto le reazioni nel campo del centrosinistra. “Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. – dice il segretario del Pd, Guglielmo Epifani – Basta polemiche che vanno oltre ogni limite”. “La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata – ha aggiunto -, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti”.

Martedì la giunta si era aggiornata in tarda serata con la conclusione della relazione di Francesco Russo, senatore del Pd. Il nodo da sciogliere era la posizione in particolare di Linda Lanzillotta, di Scelta Civica, che dopo un primo riserbo sulla decisione ha sposato la tesi del voto palese: “Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto” ha detto la parlamentare in una pausa dei lavori. “Non reinterpretiamo il regolamento – ha aggiunto rispondendo indirettamente alla posizione di chi sostiene che la prassi ha sempre previsto il voto segreto nelle decisione riguardanti le persone – perché è la prima volta che si applica legge Severino”.

Il presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma (Pdl), aveva invece chiesto di riconvocare la Giunta pe il 4 novembre, in linea con la posizione più attendista di tutto il Pdl che chiede tempo per valutare gli intrecci tra l’applicazione della legge Severino e il pronunciamento della Corte d’Appello di Milano che ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ha abbassato da 5 a 2 anni l’interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici, pena accessoria che si affianca alla condanna a 4 anni di reclusione.

Secondo il Pdl, i giudici milanesi avrebbero avvalorato la tesi dell’irretroattività della legge Severino definendo l’incandidabilità una sanzione amministrativa. La legge Severino, entrata in vigore nel dicembre 2012, prevede l’incandidabilità a parlamentare per 6 anni di chi è stato condannato con pena superiore a due anni di reclusione.

Dopo lo stop di martedì sera, le posizioni in Giunta di Pd e Pdl erano sembrate inconciliabili. Berlusconi era tornato a chiedere al governo di affermare la “non retroattività” della Severino. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ribattuto a distanza dai microfoni di Radio Anch’io: “La mia risposta sta nel discorso alle Camere del 2 ottobre. Ho chiesto la fiducia al Parlamento” ottenendo “un largo consenso e in quella richiesta il pilastro è che l’Italia ha bisogno di ripresa, di un governo e ci vuole separazione tra le singole vicende giudiziarie e l’azione dell’esecutivo”.

Nel corso della riunione a porte chiuse il presidente Pietro Grasso aveva invita to il 5 Stelle Maurizio Buccarella ad interrompere la sua sorta di diretta Web, via social network, degli interventi in Giunta. Il senatore stava infatti raccontando sul suo profilo Facebook l’andamento dei lavori. Ma quando la notizia è trapelata, è stato invitato a fermarsi, come racconta lui stesso: “Su segnalazione di agenzie che stanno riportando i flash aggiornativi dei lavori in giunta, il Presidente mi invita a sospendere ogni comunicazione onde evitare qualsiasi polemica. Accolgo l’invito. A dopo”, spiega Buccarella ai suoi follower.

Già nel giorno della decisione della giunta per le elezioni sulla decadenza, i post sui social network dei senatori grillini avevano scatenato polemiche, con la richiesta del Pdl di sospendere la seduta, che allora si svolgeva in camera di consiglio.

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