Quarto, la Nazionale Italiana si allena sul campo anti-camorra

di Redazione

 “La camorra non vale niente”. La legalità invece un primato in classifica, e l’Eccellenza stavolta non è solo il campionato ma anche il senso della storia del Nuovo Quarto.

Ad essa ha reso omaggio e testimonianza lunedì mattina la nazionale di Cesare Prandelli, di Lorenzo Insigne e di Mario Balotelli, allenandosi sul campo della società sequestrata ai boss e affidata a un comitato di cittadini. L’allenamento è cominciato con la consegna al ct della maglietta con su la scritta che ristabiliva la scala autentica dei valori, e si è chiuso con l’ovazione dei mille spettatori per Lorenzo Insigne, napoletano e idolo di questa terra. Lui e Balotelli, eccoli gli azzurri più acclamati.

“Mario Mario”, il lungo coro dei bambini che ha tolto un po’ dell’imbarazzo per il tweet della polemica di domenica. “Questo lo dite voi, io vengo a Napoli per la partita”, aveva scritto l’attaccante replicando a chi voleva farne il simbolo anticamorra.

“Balotelli è un imbecille”, la dura replica oggi di Rosaria Capacchione, senatrice Pd e da cronista del Mattino autrice di inchieste anticriminalità. Tra sorrisi e una corsa molto rapida nello spogliatoio, dove a fine allenamento Balotelli si è infilato per primo, il centravanti della nazionale ha vissuto la sua giornata di impegno civile come uno dei 28 azzurri. “Era felice di esser qui, gli ho parlato: il simbolo anticamorra è la nazionale, non un solo giocatore”, ha provato a tagliar corto Antonello Ardituro, il pm che ha disposto l’affidamento del club dilettantistico ai sostenitori della legalità. “Noi della procura di Napoli – ha spiegato il magistrato – siamo convinti che la camorra non si combatte solo nelle aule dei tribunali. La presenza della nazionale qui è importantissima, sarà di esempio per tante altre piccole società calcistiche”.

Prandelli e i suoi giocatori lo hanno capito subito, all’arrivo nel piccolo comune flegreo. Di giornate particolari ne avevano vissute altre, da Rizziconi alla visita ad Auschwitz. Questa è stata ancora diversa. Piena di entusiasmo, speranza e voglia di rialzarsi. Una pattuglia di ‘falchi’ ad aprire la scorta, poi le volanti della polizia e il pullman della squadra si è fatta largo tra centinaia di tifosi costretti a rimane fuori: troppo piena la tribuna dello stadio ‘Giarrusso’, pure allargata per l’occasione. Molti anche i lavoratori extracomunitari in attesa. Fortuna per gli esclusi che c’erano i terrazzi delle case attorno e le inferriate cui aggrapparsi.

Da dentro e da fuori, tutti a urlare “Insigne, Insigne…”, e poi giù il boato per Balotelli. Il tempo di mettere gli scarpini, Prandelli e il capitano Buffon hanno guidato la squadra sul campo dove i campioni si sono mischiati ai dilettanti del Nuovo Quarto. Foto di gruppo, il saluto del presidente federale Abete (“La battaglia è lunga, siamo qui per incoraggiarvi”) e del dg Valentini, le parole di Ardituro.

E la partitella, dove Insigne non poteva toccare un pallone senza essere osannato e Balotelli strappava applausi con veroniche e dribbling. “Questo è un punto di arrivo e un punto di partenza”, la conclusione del presidente del Nuovo Quarto per la legalità, Luigi Cuomo, mentre Insigne lanciava la sua maglia azzurra. Senza scritte sopra, ma con tanti messaggi dentro per chi le vuole ascoltare.

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