Pasquale Marino: “Il (solo) ricordo di un figlio e il diritto di cronaca”

di Redazione

 CESA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Giuseppe Marino, figlio di Pasquale che durante l’agguato a Gennaro De Angelis fu colpito da un proiettile vagante che ne provocò la morte.

“Erano le 20:15 del 15 ottobre del 1982, quando un commando della criminalità organizzata irrompeva nel circolo ricreativo M.SS. dell’Arco di Cesa, sito in via Roma n. 10, e faceva fuoco su Gennaro De Angelis, agente di polizia penitenziaria, vittima predestinata di quell’attentato.

Questo, in breve, è il fatto noto a tutti, ma ciò che non viene mai rammentato è che in quello stesso episodio perse la vita a causa di un proiettile vagante un’altra persona, un padre di tre figli, un uomo che nulla aveva a che fare con quella vicenda, uno qualunque, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, il suo nome era Pasquale Marino di anni 60, insomma quell’uomo dimenticato da tutti, sia dalle autorità che dalla coscienza sociale, era mio padre. Sì, mio padre, anch’egli vittima innocente, oltre che casuale, di quell’attentato, abitava a pochi metri dal luogo della sparatoria ed era solito recarsi presso il circolo M. SS. dell’Arco trascorrendo il suo tempo libero, consuetudine che gli è stata fatale.

Al tempo io avevo solo 26 anni e quel delitto sconvolse profondamente la mia famiglia, a quell’età un ragazzo ha ancora bisogno di entrambi i genitori, ha ancora bisogno di attingere dall’esperienza di un padre, ma le mie necessità sono state disattese da quell’evento che troppo precocemente mi ha privato di papà. Ma al dolore per la perdita subita si è aggiunta, negli anni, l’ indignazione dinanzi ai numerosi eventi commemorativi di quel tragico episodio, promossi a vario titolo dalla comunità sociale a cui è sempre sfuggito di rendere omaggio anche a mio padre, Pasquale Marino, nonostante quest’ultimo avesse perso la vita nella medesima vicenda delittuosa.

Il mio rammarico si accresce ulteriormente laddove in occasione dell’ennesima celebrazione, tenutasi la mattina del 12 ottobre 2013 presso la Scuola media statale di Cesa, organizzata a ridosso del trentunesimo anniversario della spiacevole ricorrenza, non solo la stessa viene sponsorizzata senza fare alcuna menzione di Pasquale Marino ma presentandomi all’evento mi accorgo che nessun posto a sedere viene riservato a me e alla mia famiglia, e come se ciò non bastasse nei giorni precedenti sono occorse diverse pressioni da parte mia affinché ne venisse pronunciato solo il nome.

Ora ciò che mi chiedo esistono forse delle vittime della camorra di serie A e di serie B? Esiste, forse, una sorta di legge non scritta che riconosce maggior cordoglio ai familiari dei defunti appartenenti alle forze dell’ordine? Ciò che mi spiazza maggiormente non è tanto di esser stati dimenticati come famiglia dallo Stato, ma è di esserlo dalla comunità alla quale, ancora oggi, apparteniamo.

Sono dell’opinione che certi avvenimenti dovrebbero unirci piuttosto che dividerci e che ogni persona venuta a mancare a causa di una disgrazia come quella che vede coinvolti la mia famiglia e quella dei De Angelis meriti rispetto e vada ricordata accuratamente affinché chi non c’è più continui a rivivere nei pensieri di chi ascolta, ecco perché oggi scrivo questo appello accorato, in quanto vorrei che anche la morte di mio padre non fosse più dimenticata”.

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