“La bella Lena” al Teatro Civico 14

di Redazione

 CASERTA. Al Teatro Civico 14 di Caserta riparte “Sciapò”, la rassegna di teatro a cappello che quest’anno giunge alla terza edizione.

Domenica 27 ottobre, alle ore 19, va in scena “La bella Lena”, spettacolo finalista al “Premio Scenario 2009”, già presente nella programmazione del Napoli Teatro Festival 2010 all’interno della rassegnaE45 Napoli Fringe Festival.

Dopo aver attraversato le rassegneTransit-I 2011di Orvieto eTeatri Meridianidel Teatro dei Sassi di Matera, La bella Lena sale sulle tavole del piccolo teatro di vicolo della Rattaper raccontare la storia di un viaggio fatto per fame, per amore, per fame d’amore e di vendetta. Scritto e diretto da Ilaria Migliaccio attrice, regista e drammaturga napoletana, anima prolifica di Franca Battaglia Teatro, La bella Lena è una lotta dichiarata contro la morte, non solo quella fisica ma anche quella provocata dalla cancellazione della dignità umana e dall’oblio. Interpretato da Valentina Carbonara e Ciro Esposito, lo spettacolo è un ostinarsi a voler ricordare a tutti i costi.

Dal buio alla luce: chi è reale in questa storia resta al buio per molto tempo, mentre i fantasmi, i ricordi, il sogno sono in piena luce. Realtà e ricordo si capovolgeranno fino a lasciare spazio alla consapevolezza. Questo intenso Viaggio verso l’estasi in 12 contrazioni è la storia di una ripetuta violenza subita e non dichiarata per paura, per vergogna o perché semplicemente si fa finta che non sia successo niente. “Questa è la storia della solitudine e del coraggio, dell’incoscienza e dell’abbandono, di chi guarda avanti perché se guarda indietro si fa male. È la storia di Lena, la bella Lena, che confondeva i sogni con la realtà e cadde nelle mani di un drago, si rialzò e lo affrontò. Chi vuole sapere come andò a finire, deve iniziare un viaggio avanti e indietro nel tempo…”.

Lena è in fuga, sta scappando dal suo nemico, anche se in realtà ne porta dentro di sé il frutto. Per quanto voglia scappare dovrà affrontarlo, prima o poi. Nella sua fuga incontra Soledad, uomo che si è fatto donna e che accompagnerà Lena fino alla fine del suo viaggio e oltre. Poi c’è Salvatore (di Baia o Baía) che è il futuro e il frutto del grembo di Lena, c’è un quaderno-diario che legherà questi tre destini e la cui scoperta sarà la causa scatenante di questo viaggio della memoria. La vecchia capera è la voce del coro-giudice, perbenista e bigotta. E ci sono i treni mai presi e le stazioni dove si resta bloccati, come in un ricordo. Poi un giorno succede qualcosa e quel ricordo diventa il motivo per salire al volo su un treno e continuare a vivere.

Le luci e i costumi dello spettacolo portano la firma di Arianna Pioppi, parte integrante al fianco di Ilaria Migliaccio, Valentina Carbonara e Ciro Esposito, della Compagnia Auèr Teatro nata nel 2008 tra Napoli, Roma e Santiago de Compostela come unione di liberi artisti in libero stato, che propongono e sviluppano progetti per dare libero spazio al confronto tra le arti.

COS’È “SCIAPÒ”. Sciapò è una Rassegna di Teatro a Cappello nata nel 2011 per il Teatro Civico 14 di Caserta da un’idea di Domenico Santo. Per la stagione 2013/2014, oltre che a Caserta, sarà a Aversa, Avellino, Troia, Formia e Roma. Il cappello è una tradizione che nasce in Italia nel 1500 con la Commedia dell’Arte quando, per la prima volta nella storia dell’umanità, fare l’attore diventa un mestiere, cioè diventa un lavoro con i cui guadagni si vive. Vivere con l’arte dell’attore è stata una rivoluzione, prima di tutto da un punto di vista socioeconomico, in secondo luogo da un punto di vista artistico. Tutti gli attori sapevano che la loro paga sarebbe dipesa direttamente da quello che avrebbero fatto in scena, che se avessero sbagliato una battuta, un’entrata, avrebbero guadagnato di meno. T

utte le compagnie sapevano che dovevano lavorare per il pubblico, perché era il pubblico a pagare e il pubblico a decidere: tutto ciò grazie al cappello. La tradizione del cappello è durata circa un secolo, poi la Commedia dell’Arte si è spostata nei teatri, e il cappello è rimasto per saltimbanchi, artisti di strada e giocolieri che non l’hanno più abbandonato. Nei secoli il cappello ha cambiato faccia, e ha iniziato ad essere visto come un rimborso, a volte vicino al concetto di elemosina, e non come un riconoscimento del valore artistico di una performance.

Sciapò riporta il cappello nei luoghi chiusi dell’arte, nei teatri, per ridare al pubblico la possibilità di scegliere e per ridare agli attori la possibilità di rinunciare a un compromesso e di giocarsi tutto fino all’ultima battuta. Inoltre, oltre alla forza democraticissima del cappello, è uno strumento che serve per fare informazione sui sistemi di produzione del teatro: scopo ultimo è informare il pubblico dei costi reali dello spettacolo a loro offerto. Anche da qui la scelta di presentare solo spettacoli non tutelati dalla Siae: cerchiamo, infatti, di ridurre all’osso le spese, proprio per poter garantire un circolo economico virtuoso.

Oltre al Teatro Civico 14, ospiteranno la rassegna il Teatro 99 Posti di Avellino, il Nostos Teatro di Aversa, il Teatro Bertolt Brecht di Formia, il Troia Teatro Festival e varie sedi a Roma. Le compagnie che fino ad ora hanno deciso di sposare il nostro progetto sono: la compagnia Auèr Teatro, gli Esposti, Compagnia Mutamenti, Teatro di Legno, i Kanteri, 20 Chiavi Teatro, Teatro in Fabula, la compagnia Imprevisti e probabilità, ma l’elenco è fortunatamente in continuo aggiornamento.

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