Camorra, morto il boss Angelo Nuvoletta: vietati i funerali

di Redazione
Angelo NuvolettaNAPOLI. E’ morto all’ospedale di Parma, dove era ricoverato per un tumore, Angelo Nuvoletta, boss dell’omonimo clan napoletano, arrestato nel 2001 dopo 17 anni di latitanza e condannato all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani.

Aveva 71 anni ed era detenuto, al regime del carcere duro, a Spoleto. LaQuestura di Napoliha deciso che il bossnon avrà nè funerali pubblici nè solenni. I funerali, secondo quanto riportato da manifesti funebri, sarebbero previsti alle 11 di martedì nella chiesa di Marano accanto alla tenuta della famiglia in località Poggio Vallesana.

Fra gli omicidi contestati a Nuvoletta vi sono quelli di cinque affiliati del clan Alfieri, strangolati e poi sciolti nell’acido, oltre a traffico di stupefacenti, estorsione, possesso di armi ed esplosivo, intimidazione, controllo degli appalti pubblici. Nuvoletta era considerato uno dei grandi capi della camorra, a lungo nell’elenco dei trenta latitanti di massima pericolosità.

La sua famiglia, originaria di Marano, da decenni aveva allacciato stretti rapporti di collaborazione con la mafia. Il clan era governato da i tre fratelli: Lorenzo, Ciro e Angelo. Il primo, morto in carcere, era considerato il capo; Ciro, ucciso in un agguato nella guerra di camorra fra i Nuvoletta-Gionta e i Bardellino-Alfieri-Galasso-Verde, era considerato il più sanguinario del gruppo; Angelo era invece la “mente” del clan che gestiva gli affari economici e teneva i contatti con Cosa Nostra e, in particolare, con la cosca dei corleonesi di Riina e Provenzano.

Secondo gli investigatori, durante i lunghi anni di latitanza. Angelo Nuvoletta non si sarebbe quasi mai mosso da Marano, riuscendo sempre a trovare rifugio, forse in qualche nascondiglio segreto, nello stesso centro della cittadina a nord di Napoli. E da lì avrebbe continuato sia a mantenere in piedi l’organizzazione criminale.

Fu Guido Longo, attuale questore di Reggio Calabria, allora alla guida della Dia di Napoli, a stanare Angelo Nuvoletta nel bunker vicino casa sua, a Marano, e l’allora pm Armando D’Alterio ottenne per lui la condanna definitiva come mandante dell’omicidio Siani. Il cronista del Mattino aveva scritto che c’era ormai una frattura tra i Nuvoletta e il clan vesuviano dei Gionta. Era vero, ma il padrino Angelo per dare un segnale distensivo agli alleati ordinò l’eliminazione di quel giovane giornalista.

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