Ancora immagine negativa di Aversa in tv: nessuno si muove

di Antonio Arduino

 AVERSA. Possibile che i politici aversani, in particolare quelli che prendono al volo ogni spunto per apparire sui media, non abbiano sentito il dovere di protestare per l’immagine negativa di Aversa offerta per l’ennesima volta dalla televisione?

Un concetto espresso sia dalla televisione commerciale che da quella di stato che dopo aver classificato Aversa come città di camorra con la fiction il “Clan dei camorristi”, prodotto da Canale 5, in cui era chiaro il riferimento alla città tirata in ballo addirittura da un quotidiano intitolato “L’Aversano”, con la fiction Un caso di coscienza, messa in onda da Rai Uno, ha ribadito il concetto indicando Aversa come città sede di una organizzazione criminale dedita allo smaltimento illegale di rifiuti tossici, provenienti anche dall’estero.

Possibile che nessuno dei politici abbia avuto un moto di rabbia nel pensare che da adesso in avanti dovrà pensarci su due volte prima di dichiarare di essere di Aversa per il timore di essere considerato, in qualche modo, intruppato nel sistema del malaffare messo in evidenza dalla tv?

Possibile che nessuno abbia inteso prendere in mano la penna per denunciare o, quanto meno, sottolineare l’indignazione di una città che pur avendo prodotto, nel tempo, tanto di buono, essere diventata sede di uno dei tribunali più importanti della penisola qual è il Tribunale di Napoli nord, pur essendo il punto di partenza delle tante marce fatte per denunciare l’avvelenamento del territorio deve essere utilizzata come set per finzioni televisive imperniate su azioni criminali. Finzioni che pur precisando nei titoli l’assenza di riferimento reale con luoghi, fatti o persone etichettano in maniera chiara ed inequivocabile con il nome di Aversa il luogo in cui si svolge l’azione.

Se per il Clan dei Camorristi, intervistato sul tema, il primo cittadino affermò che, malgrado l’evidenza data dalla fiction al quotidiano L’Aversano ( che all’epoca era davvero solo frutto di fantasia), una eventuale azione legale contro Mediaset non esisteva possibilità di successo per la mancanza evidente del riferimento alla città, oggi sembra evidente il riferimento ad Aversa, perché esplicitamente nominata nella fiction e la presenza di Porta Napoli sottotitolata in maniera chiara. Due circostanze che dimostrano la volontà di riferisti alla città, a nostro parere, per denigrarla.

Perché se nella fiction che, come dichiarato nei titoli è frutto di fantasia, l’ospedale cittadino è stato indicato con il nome di fantasia di Azienda Ospedaliera Sant’Anselmo viene naturale chiedere perché non si sia fatto altrettanto per il luogo in cui nasce e si svolge il delitto di una testimone interrogata dal protagonista preso di mira, a sua volta, da killer che poi insegue nelle strade della città indicata chiaramente come Aversa.

A meno che gli aversani e, in particolare, i politici a partire dal primo cittadino non sappiano in quale zona della città si svolge la scena criminosa che, se fosse davvero esistente e non un tarocco, darebbe un tocco di verità alla finzione, giustificando la scena che mostra Porta Napoli, è mia convinzione personale che sia ora di dire basta, basta con i luoghi comuni, basta con la denigrazione della città e di un popolo che si batte per richiamare l’attenzione dello Stato perché faccia sventolare la bandiera della legalità anche su un territorio martoriato da azioni criminose, basta con la diffamazione tv. Questa va denunciata in maniera ufficiale e vanno denunciati gli autori perché ripaghino il danno, non con denaro ma producendo fiction, basate sulle tante buone realtà che ha prodotto e produce Aversa.

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