Usa, spari in arsenale della marina: 13 morti. Ucciso il killer

di Antonio Taglialatela

 WASHINGTON. Almeno 13 i morti nella sparatoria al “Navy Yard”, il più antico arsenale della marina Usa, a Washington, nella zona sud-orientale della capitale.

Come riferito dalle autorità locali non si è trattato di un atto terroristico ma dell’azione isolata di un 34enne, Aaron Alexis, originario del Texas, che lavorava per un’azienda impiegata in subappalto dalla Hp (Hewlett-Packard), l’impresa The Experts, “per aggiornare apparati di intranet service usati dalla Marina”. L’uomo è stato ucciso dalle forze dell’ordine. Era un veterano della marina congedato nel 2011 a causa di alcuni episodi di “cattiva condotta”. Secondo il Washington Post, era stato decorato con la medaglia “Global War on Terrorism Service” e con la medaglia “National Defense Service”, due onorificenze piuttosto comuni. Non confermata la presenza di un secondo sparatore, ipotesi ormai remota.

Sembra che l’uomo si sia introdotto nella base usando una carta identificativa di qualcun altro, ma non è chiaro se la carta d’identità sia stata rubata. Testimoni hanno raccontato di aver visto Alexis aprire il fuoco dal quarto piano di un edificio puntando l’arma verso le persone che si trovavano in un bar al piano terra. “Si erano sentiti tre spari uno dopo l’altro. Tre secondi dopo si sono sentiti altri cinque spari e abbiamo semplicemente iniziato a correre”, racconta un’impiegata. I primi colpi sono stati avvertiti alle 8,20 locali (le 14,20 in Italia).

“Un atto di codardia che ha colpito militari e civili qui, in casa nostra”, ha commentato il presidente americano, Barack Obama, assicurando che sull’attacco sarà fatta luce. Obama ha definito le vittime degli “americani coraggiosi” che erano consapevoli del rischio che si correva a prestare servizio oltremare, ma non si sarebbero aspettati “una violenza così inimmaginabile” in patria.

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