G20, gelo tra Obama e Putin: Usa isolati

di Redazione

 SAN PIETROBURGO.Sull’intervento militare in Siria gliStati Uniti sono sempre più soli.Dal G20 di San Pietroburgo, nato come summit sull’economia, ma trasformatosi, di fatto, in un vertice sulla situazione in Medioriente, è emerso il crescente isolamento internazionale di Barack Obama.

I leader sono “divisi a metà” tra oppositori e sostenitori di un intervento, come ha confermato su Twitter il premier italiano Enrico Lettache, in un colloquio con il presidente americano, ha insistito sulla possibilità di trovare una soluzione politica.Russia e Cina si schierano contro l’attacco e la situazione fa registrare, durante il summit, il gelo tra Obamae il presidente russo Vladimir Putin, i quali si sono praticamente ignorati.

E in giornata è arrivato, via Twitter, un nuovo appello di Papa Francesco per la pace: “La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità #prayforpeace”, si legge.

Gli Stati Uniti sarebbero pronti a lanciare contro la Siria un attacco aereo su larga scala, con obiettivi più estesi di quanto previsto. Almeno sono queste le notizie che filtrano da Washington, mentre spunta anche una bozza di ultimatum a Damasco: al regime verrebbero garantiti 45 giorni di tempo, entro i quali Assad avrebbe l’obbligo di sottoscrivere la messa al bando delle armi chimiche. Altrimenti, scatterà la reazione militare americana.

Intanto, i servizi segreti americani avrebbero intercettato l’ordine di un funzionario iraniano ai militanti sciiti in Iraq di attaccare obiettivi Usa a Baghdad in caso di intervento militare in Siria. A rivelarlo è Wall Street Journal che cita fonti dell’Amministrazione Obama secondo cui l’ambasciata Usa in Iraq sarebbe tra i possibili obiettivi. Il messaggio risale agli ultimi giorni e sarebbe partito dal generale Qassem Suleimani, comandante della cosiddetta Niru-ye Quds (Forza Gerusalemme), un’unità speciale dei Guardiani della Rivoluzione che si occupa delle operazioni all’estero.

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