Terra dei Fuochi, appello del vescovo ai criminali ambientali

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Un appello agli inquinatori a mettere i soldi dei loro guadagni “sporchi” a disposizione della collettività per effettuare le bonifiche necessarie. Questo l’appello che lancia il vescovo di Aversa monsignor Angelo Spinillo.

Nella Diocesi di Aversa la celebrazione dell’ottava “Giornata per la Custodia del Creato” acquista un significato particolare. A sottolinearlo, nel corso di una conferenza stampa per presentare le iniziative messe in campo lo stesso vescovo della Diocesi di Aversa, il cui territorio combacia in gran parte con quella che è stata definita la famigerata “Terra dei Fuochi”. Di fatto un prosieguo di un’attività che monsignor Spinillo ha intrapreso in prima persona nella difesa dell’ambiente prendendo anche posizioni nette. «Una terra – come, appunto, il prelato ha tenuto a precisare – violata e deturpata, che da “Campania Felix” è stata orribilmente trasformata in “Terra dei Fuochi”: impossibile non associare la celebrazione dell’ottava Giornata per la custodia del creato alla cruenta attualità che colpisce il nostro territorio». Spinillo ha illustrato la sua Lettera Pastorale rivolta «ai fratelli nella fede ed agli uomini di buona volontà».

Una conferenza quella di ieri dettata dall’esigenza di promuovere nuovi spazi di riflessione sulla “custodia dei doni di Dio” e presentare i prossimi eventi diocesani correlati alla Giornata Nazionale per la custodia del creato: il 4 ottobre, la Marcia per la vita da Orta di Atella a Caivano; il 10 novembre, la Festa del Ringraziamento nel centro storico di Aversa.

 Al fianco di monsignor Spinillo presente don Peppino Esposito, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, che ha illustrato nel dettaglio le iniziative. Coinvolgimento, cittadinanza consapevole e partecipazione sono i leit-motiv della Pastorale di Spinillo che mira a coinvolgere in particolare la famiglia che «educa alla custodia del creato» ma, «per avviare un rinnovamento autentico che porti in sé la speranza di buoni frutti per la vita sociale della nostra terra, bisogna assumersi due fondamentali impegni personali e di alto valore comunitario: fare attenzione a tenere pulito l’ambiente in cui viviamo e chiedere ai responsabili del disastro ambientale di partecipare con onestà alla possibile e doverosa bonifica dei siti inquinati».

Partendo da questo assunto il Pastore aversano si lega a quella che lui stesso ha definito «un’utopia irrealizzabile». Ossia, nell’ottica di giusta restituzione alla collettività, sente di dover chiedere a queste persone, a questi criminali che hanno avvelenato la Terra in cui vivono, di mettere a disposizione della società «quel denaro di cui si sono impossessati con l’illecito trasporto e abbandono di quei rifiuti industriali che oggi sono causa di tanti mali».

Nella sua Pastorale Spinillo non dimentica le conseguenze anche sul sistema economico produttivo quando evidenzia che col passare del tempo, poi, emergono problemi ancora più gravi: «Oltre i danni provocati all’ambiente per l’abbandono incontrollato di rifiuti e per i roghi accesi per tentare di distruggerli, l’interramento indiscriminato di grosse quantità di rifiuti industriali, dopo anni, comincia a mostrare i suoi terribili effetti negativi anche sulle coltivazioni agricole. Per cui, oggi, ancora più che in passato, è necessaria una politica vera, è necessario un intelligente dialogo civile, un confronto sincero e attento alla ricerca delle possibilità più efficaci per il progresso comune. Perché amare la nostra terra come la ama Dio è immaginarla come la sognano i nostri bambini: pulita, illuminata dalla luce del sole, vitalizzata dall’aria del vento, irrigata da acque dolci e limpide, colorata di fiori e di frutti, ricca della presenza di uomini e di donne in dialogo con la vita».

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