Siria, Obama decide su attacco. Minacce a Europa e Israele

di Redazione

Obama ROMA. Già giovedì prossimo l’amministrazione Obama potrebbe rendere noto il rapporto dell’intelligence americana che proverebbe la responsabilità del regime di Assad nell’uso di armi chimiche il 21 agosto.

Una responsabilità che invece Damasco attribuisce alle milizie ribelli, accusando Londra e Parigi di aver aiutato “i terroristi” ad usare le armi chimiche in Siria e che gli stessi gruppi useranno presto “contro l’Europa”. Il report degli Usa è uno degli ultimi passi prima di una decisione da parte di Obama su un possibile attacco contro la Siria. La tempistica di un eventuale attacco dipende dal rapporto ma anche dalle consultazioni in corso con gli alleati e il Congresso.

Alla base della convinzione di Washington che sia il governo di Damasco all’origine dell’attacco chimico contro la popolazione civile ci sarebbero le intercettazioni che riguardano telefonate di un funzionario della difesa siriana con un leader dell’unità armi chimiche. Nella conversazione si chiede conto e ragione dell’attacco al sarin in cui sarebbero morte oltre mille persone. Queste conversazioni avrebbero dato a Washington la certezza che gli attacchi sono opera del regime di Bashar al Assad. Lo riporta in esclusiva la rivista Foreign Policy.

In particolare, sarebbe stato il fratello di Bashar al-Assad, Maher, ad ordinare l’attacco chimico alla periferia est di Damasco il 21 gosto. Lo rivela Bloomberg, citando una fonte del gruppo dell’Onu che monitora i conflitti nella regione. Maher al-Assad, fratello minore del presidente, è il capo della Guardia repubblicana del regime e controlla la quarta divisione corazzata dell’esercito, un’unità di elite.

A questo punto, ci sia o no un via libera dell’Onu, quello che sembra da decidere non è se si attaccherà ma quando e volendo raggiungere quali risultati. Se la Nbc parlava di un’azione militare a partire da sabato, i tempi potrebbero anche dilatarsi in modo da permettere il consolidamento di una coalizione di volenterosi a cui dovrebbero partecipare sicuramente Usa, Gran Bretagna, Francia, Turchia, mentre Grecia, Cipro, Israele e Arabia Saudita dovrebbero dare un supporto tecnico-logistico.

Incerto resta l’obiettivo da raggiungere. Se scalzare cioè Assad dal governo della Siria o semplicemente diminuire in maniera drastica il suo arsenale militare in modo da riequilibrare la situazione sul terreno. Israele, infatti, ha consigliato Washington di mantenere la situazione attuale di conflitto tra le componenti qaediste dell’opposizione a Damasco e Assad.

Intanto, mentre Usa, Regno Unito e Francia accelerano sull’intervento armato in Siria, l’Italia ribadisce la sua posizione legata alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e fa un passo in più. Anche con un eventuale e improbabile via libera delle Nazioni unite, che implicherebbe un accordo tra Washington e Mosca in Consiglio, l’appoggio dell’Italia a un’azione “non è automatico”. A dirlo mercoledì mattina, ai microfoni di Radio Anch’io, è stata la ministra degli Esteri, Emma Bonino.

Sullo sfondo, però, resta possibile anche un intervento della Nato in Siria. L’uso delle armi chimiche è “inaccettabile” e “non può rimanere senza risposta” ha detto il segretario generale della Nato, Hans Fogh Rasmussen, al termine della riunione del Consiglio Atlantico che ha fatto il punto sulla situazione.

Dalla Siria, però, in vista del possibile attacco, arrivano le prime minacce. “Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele”, avrebbe detto una fonte anonima all’agenzia militante Fars. “Siamo sicuri che se la Siria è attaccata – ha affermato inoltre il militare siriano – anche Israele sarà messo a fuoco e un simile attacco” inoltre “impegnerà i vicini della Siria”. La fonte ha messo poi in guardia che “indebolire il governo centrale di Damasco comincerà a far crescere gli attacchi contro Israele” anche da parte di “gruppi estremisti che troveranno un motivo per attuare le loro aspirazioni”.

Dal canto suo un deputato israeliano, Mansour Haqiqatpour, parlando all’agenzia ufficiale iraniana Irna, ha sostenuto che gli Usa dovrebbero essere consapevoli che un attacco alla Siria comporterà per loro il pagamento di un “pesante tributo”.

E se le potenze mondiali lanceranno un attacco contro la Siria destinato a cambiare l’equilibrio dei poteri del Paese, anche gli sciiti libanesi di Hezbollah entreranno in azione e prenderanno di mira il territorio israeliano, bersagliandolo di razzi. Lo scrive il Daily Star, citando fonti vicine al gruppo guidato da Hassan Nasrallah. Una di queste fonti ha spiegato che Hezbollah non interverrà se gli Stati Uniti e i suoi alleati si limiteranno a un’azione “punitiva” contro Assad. Ma se l’obiettivo è eliminare il presidente siriano, una reazione degli sciiti libanesi sarà inevitabile: “Un attacco occidentale di vaste dimensioni trascinerà immediatamente il Libano in una guerra da inferno contro Israele”.

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